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perché el pericolo di Milano era primo, o per non potere o per non sapere, non pareva si risentissi in queste cose come sarebbe stato el debito.

El duca si trovava in pensieri grandissimi, conoscendo che la potenzia di Francia era di gran lunga superiore alla sua: e considerato non si potere valere della unione di Italia, per essere el papa certo con Francia ed e’ viniziani dubii, teneva pratiche collo impcradore; inoltre riputando Paolo Vitelli uomo valentissimo per potersene valere ne’ sua bisogni, desiderava da cuore che noi ci reintegrassimo col favore suo delle cose nostre, parendogli che quando questo fussi per opera e beneficio suo, che non solo conseguirebbe lo intento suo di Pagolo Vitelli, ma ancora arebbe a’ sua bisogni tutte le forze della cittá nostra. Fd inoltre sapendo e’ viniziani essere stracchi delle cose di Pisa e che volentieri se ne uscirebbono per via di accordo, e cosi sapendo quanto si tenessino offesi da lui e desiderando placargli acciò che per sdegno non si accordassino col re, cominciò, per fare loro benefício, a fare tenere pratica dal duca di Ferrara, come uomo di mezzo, di composizione tra e’ viniziani e noi, confortando caldamente la cittá volere pigliare ogni accordo pel quale e’ viniziani si uscissino di Casentino e di Pisa. Fd inoltre dubitando che questo rimedio con viniziani non bastassi, confortava e’ fiorentini a fare accordo col re di Francia, parendogli che oltre a potere questo essere buono mezzo a farlo venire in qualche composizione tollerabile col re, fussi ancora la via a escludere e’ viniziani dalla amicizia di Francia; perché, secondo le pratiche andavano a torno, el re ci aveva a promettere la restituzione di Pisa, e cosi a obligarsi contro a’ viniziani; e consequentemente fatto l’accordo nostro col re, quello de’ viniziani rimaneva incompatibile; e cosi e’ viniziani sarebbono forzati o unirsi con lui alla difesa degli stati di Italia o almeno starsi neutrali; e cosi lui colle forze sue e con qualche aiuto dalla Magna, potersi piú facilmente difendere da Francia. Stando le cose in queste ambiguitá e sospensioni, fu mandato messer Antonio Strozzi da’ dieci a Ferrara per questa