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dire avessi contrafatto alla lega, e cosi essere finiti li oblighi avevono gli altri per vigore della lega seco.

Lo effetto di questa guerra fu che avendo avuto el re Ferrando una gran rotta al Sarno colla morte di Simonetto suo primo condottiere, si fece giudicio avessi in brieve a perdere lo stato; e cosi era sanza riparo, se dalla parte del duca Giovanni si fussi con prestezza usata la vittoria. Ma e 1 principi del reame che erano seco, o per fraude per mantenere piú la guerra, o per la buona sorte del re don Ferrando, che non gli lasciò cognoscere le occasione, furono tanto lenti che ebbe tempo a ripigliare le forze e, sopravenendo aiuti da Roma e da Milano, farsi di nuovo forte alla campagna. E finalmente feciono una altra volta fatti d’arme, dove el duca di Calavria fu rotto, ed el re seguitò in modo la vittoria che fu constretto lasciare el reame ed e’ principi amici suoi in preda; e’ quali in breve tempo si accordorono col re el meglio potettono, ed el conte Iacopo si patteggiò uscire del reame per mezzo del duca di Milano, ed andonne a Milano a consumare el matrimonio con madonna Drusiana sua donna, che era figliuola bastarda del duca Francesco.

Mori circa a detto tempo, cioè nell’anno i^ 6[4], Cosimo de’ Medici, che era stato molti anni in casa amalato di gotte e nondimeno non aveva mai intermesso el governare la cittá. Lasciò alla morte non gli fussino fatte esequie suntuose, e cosi si segui; ma furongii dati tutti quegli onori che può una cittá libera dare a uno suo cittadino, ed intra gli altri fu per publico decreto chiamato padre della patria. Fu tenuto uomo prudentissimo; fu ricchissimo piú che alcuno privato, di chi s’avessi notizia in quella etá; fu liberalissimo, massime nello edificare non da cittadino, ma da re. Edificò la casa loro di Firenze, San Lorenzo, la Badia di Fiesole, el convento di San Marco, Careggio; fuori della patria sua in molti luoghi, eziandio in Ierusalem; ed erano gli edifici sua non solo ricchissimi e di grande spesa, ma fatti ancora con somma intelligenzia; e per lo stato grande, ché fu circa a trenta anni capo della cittá, per la prudenzia, per la ricchezza e per la