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non vinceva in consiglio nulla; ma pure sendo stimato assai per la riputazione e seguito grande che aveva, fu la sua morte universalmente grata ed accetta al popolo.

Standosi la cittá in questi termini, drento tutta disunita e divisa, di fuori attendendo alla impresa di Pisa nella quale si faceva poco profitto, non avendo appoggio alcuno, ed essendo e’ pisani difesi da’ viniziani, in modo che e’ pisani tenevano fermo Vicopisano, Cascina, Librafatta, la Verrucola e la foce del mare; l’altre castella si tenevano quando per l’uno, quando per l’altro, perché quando erano in nostra mano, come avevano occasione, si ribellavano da noi; la cittá si trovava in cattivi termini, ed ogni di si diminuiva la speranza che el re Carlo dovessi passare in Italia, né si vedeva via da doversi posare e reintegrare nello stato suo, sendo in mala condizione apresso a’ principi di Italia. Al papa non piaceva che noi recuperassimo le cose nostre, perché, fermato questo punto, parevano doversi quietare le cose di Italia, che sarebbe stato contrario a’ suoi disegni che erano pieni di ambizione e vólti a fare stato, il che non gli aveva a riuscire, se si fussi un tratto riunita Italia; non piaceva a’ viniziani, perché, sendo in possessione di Pisa, non ne volevano in alcuno modo uscire, avendo fatto concetto che quella cittá avessi a essere loro uno instrumento grande allo imperio di tutta Italia; non piaceva al duca Lodovico, perché aveva disegnato aversi a fare grande ne’ movimenti di Italia, ed inoltre, se pure s’avessi avuto a riunire colla cittá, arebbe voluto introdurvi uno stato di uno o di pochi, sperando potere piú confidarsi di loro e piú valersene, che di uno governo di molti, co’ quali non si può pigliare fede o amicizia, né trattare segretamente cosa alcuna; e però sempre nel parlare co’ suoi ed in presenzia di messer Francesco Gualterotti, irnbasciadore nostro, detestava questo vivere, dileggiando ora e’ modi della cittá nel creare e’ magistrati, ora gli uomini vili che intervenivano nel consiglio. Alle quali cose messer Francesco, secondo la natura sua, sempre rispondeva prontamente e con degnitá del publico.