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dato principio di muoverla, fece da se medesima. Questo fine ebbe e cosi perdé lo stato la casa de’ Medici, casa nobilissima ricchissima e riputatissima per tutta Italia, e per l’adrieto assai amata nella cittá, e’ capi della quale, massime Cosimo e Lorenzo, avevano con grandissime difficoltá, con grandissime virtú, con tempo ed occasione, fatto conservato ed augumentato lo stato, accrescendo non solo lo stato loro privato, ma eziandio lo imperio publico delia cittá, come fu el Borgo a San Sepolcro, Pietrasanta e Serezzana, Fivizzano e quella parte di Lunigiana, el Casentino, lo stato di Pietramala e Val di Bagno; tutte cose pervenute nella cittá sotto el governo di quella casa. La quale a ultimo rovinò in brevissimo tempo sotto el governo di un giovane temerario, el quale si trovò in tanti fondamenti di potenzia ed autoritá, e si bene favorito ed appoggiato, che se non si fussi sforzato ed avessi fatto a gara di perdergli, era impossibile non si conservassi; dove la sua pazzia non solo rovinò sé, ma eziandio la cittá, spogliandola in otto giorni di Pisa, Livorno, Serezzana e Pietrasanta, luoghi donde come poi hanno meglio mostro gli effetti, si traeva la potenzia, la sicurtá, la autoritá e gli ornamenti nostri. In modo che si può dire che uno di solo cancellassi, anzi lungamente contrapesassi ed avanzassi a tutti e’ benefici che la cittá nostra aveva mai in tempo alcuno ricevuti da quella casa; perché la perdita massime di Pisa fu si grande e di si inestimabile danno alla cittá, che molti hanno dubitato quale fussi maggiore nei ili di san Salvadore, o l’acquisto della recuperata libertá o la perdita di Pisa; in che, pretermettendo molti discorsi si potrebbono fare, voglio conchiudere aversi tanto piu da stimare Luna cosa che l’altra, quanto egli è piú naturale agli uomini cercare prima avere libertá in se proprio, che imperio in altri; massime che, parlando veramente, non si può dire avere imperio in altri chi non ha libertá in sé.

Cacciato Piero, furono per partito della signoria rimessi tutti e’ cittadini stati confinati e cacciati per conto di stato dal 34 insino a di 9 di novembre 1494; le quale cose benché