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dello stato nostro, e Pietrasanta e Serezzana acquistate da suo padre con grandissima spesa e gloria.

Tornato, andò subito a visitare la signoria; e riferito generalmente quello aveva fatto, gli inimici sua e quegli si erano scopertigli contro, entrati in grandissimo timore, si risolverono che bisognava giucare del disperato. In modo che el giorno sequente, a di 9 di novembre 1494, che era el di di san Salvadore, sendosi inteso che el signore Paolo Orsino, nostro soldato, con cinquecento cavalli era venuto alle porte per essere a’ favori di Piero, ed essendo la maggiore parte della signoria volta contro a Piero, Iacopo de’ Merli con alcuni altri collegi che lo seguitavano, armato era ito in palagio, e fattolo serrare, si stava a guardia della porta; quando Piero per riscaldare gli amici aveva in palagio, e credendo nessuno avessi animo di vietargli lo entrare, cogli staffieri sua e gran numero di armati, armato ancora egli, benché sotto el mantello, ne venne al palagio; e quivi sendogli risposto che se voleva entrare entrassi lui solo e per lo sportello, sbigottito, vedendosi perduto lo stato, si ritornò a casa. Dove come fu giunto, intendendo che e’ signori inimici sua chiamavano el popolo, e come el popolo si cominciava a levare gridando: «viva popolo e libertá»; e di poi sendogli per uno mazziere de’ signori notificato come e’ signori l’avevano fatto rubello, al quale partito concorsono gli amici sua per paura e quasi sforzati per conforto di chi gli era apresso, montato a cavallo prese la via di Bologna. Uditosi Piero essere stato ributtato dal palagio, si mosse solo in suo favore el cardinale e Pierantonio Carnesecchi, e’ quali con armati ne vennero verso piazza; ma di poi intendendo che el popolo multiplicava contro a Piero e che lui era stato fatto rubello e si partiva, ognuno si ritirò a casa, ed el cardinale in abito di frate si usci sconosciuto di Firenze; cosi si fuggi Giuliano loro fratello, ser Piero da Bibbiena e Bernardo suo fratello, e’ quali erano in odio grandissimo del popolo.

Giunse in questo tumulto in Firenze Francesco Valori el quale tornava dal re, dove di nuovo era stato mandato con