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libro decimosettimo - cap. xii 73


Nel quale tempo temendosi che i grigioni, i quali nell’assedio del castello di Milano avevano recuperato e spianato Chiavenna, non si conducessino col duca di Borbone, o almanco permettessino che i tedeschi che si aspettavano al soccorso suo passassino per il paese loro, il pontefice e i viniziani si obligorno di condurre dumila fanti grigioni agli stipendi loro, pagare al castellano di Mus (il quale, temendo del duca di Milano quando venne nell’esercito, si era fuggito di campo, e dipoi, pretendendo essere creditore per i pagamenti fatti a’ svizzeri, aveva fatti prigioni due imbasciadori viniziani che andavano in Francia) ducati cinquemila cinquecento che sforzati gli avevano promessi, restituirne a loro altrettanti che aveva estorti; fargli liberare da’ dazi nuovi imposti a chi navigava per il lago di Como da lui. I quali si obligorno di impedire il passo a tedeschi, e operorno che Tegane, condotto dal duca di Borbone con dumila fanti, non andasse.

Ma intanto procedevano l’altre cose di Lombardia tiepidamente. Perché l’esercito intorno a Milano, nel quale era diminuito molto il numero, ma non le paghe, de’ svizzeri, stava ozioso, non facendo altro che le consuete scaramuccie. Piú sollecite e maggiori molestie partorivano l’opere degli spagnuoli che erano in Carpi; i quali, avendo tacitamente avvisi di spie e comoditá di ricetti nel territorio del duca di Ferrara, davano impedimento grandissimo a’ corrieri e all’altre persone che andavano all’esercito; e correndo per tutti i paesi circostanti, insino nel bolognese e nel mantovano, non però contro ad altri che contro a’ sudditi ecclesiastici, facevano danni innumerabili. Era pure, finalmente, il marchese di Saluzzo con le cinquecento lancie franzesi passato nel Piemonte; per la venuta del quale Fabrizio Maramaus, che posto a campo a Valenza, nella quale era a guardia Giovanni da Birago, la batteva con l’artiglierie, si ritirò a Basignana: ma recusando il marchese passare piú innanzi se dai confederati non gli erano pagati, per eguale porzione, quattromila fanti, i quali aveva con questa intenzione menati di Francia, e facendone il re grandissima instanza, per sicurtá delle sue genti d’arme