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dí seguente nel quale in potestá de’ capitani cesarei pervenne il castello di Milano. E ne’ medesimi dí il pontefice, acciò che alle afflizioni particolari si aggiugnessino le calamitá della republica cristiana, ebbe avvisi di Ungheria, Solimanno ottomanno, il quale si era mosso di Costantinopoli con potentissimo esercito per andare ad assaltare quel reame, poiché aveva passato il fiume del Savo senza contrasto (perché pochi anni innanzi aveva espugnato Belgrado), avere ora espugnato il castello, credo, di Pietro Varadino passato il fiume della Drava: donde, non gli ostando né monti né impedimenti de’ fiumi, si conosceva tutta l’Ungheria essere in manifestissimo pericolo.


X

Richiesta del duca d’Urbino che venga nominato un capitano generale di tutta la lega; deliberazione di attendere gli svizzeri assoldati dal re di Francia e di assalire Cremona. Ragioni di timori e di apprensione del pontefice. Sollecitazioni e incitamenti del pontefice al re di Francia. Trattative del pontefice anche col re d’Inghilterra. Trattative col duca di Ferrara.

Ma in Italia l’essere pervenuto in potestá di Cesare il castello di Milano pareva che avesse variato molto dello stato della guerra; essendo necessario, come diceva il duca di Urbino, fare nuovi disegni e nuove deliberazioni, come si arebbe avuto a fare se al principio non fusse stato in mano di Francesco Sforza il castello. Con la quale occasione, il dí medesimo che fu fatta la dedizione, discorrendo al luogotenente del pontefice e al proveditore veneto lo stato delle cose, soggiunse bisognare uno capitano generale di tutta la lega, al quale fusse commesso il governo degli eserciti; né dimandare questo piú per sé che per altri, ma avere bene deliberato di non prendere piú, senza questa autoritá, pensiero alcuno se non di comandare alle genti viniziane; ricercandogli lo significassino a Roma e a Vinegia: dalla quale dimanda, fatta in tempo tanto importuno e con grandissima iracondia del pontefice, per ri-