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libro decimosettimo - cap. ix 55

ricordare che, nel pigliare questa deliberazione, non avessino tanto memoria di quegli che avevano perduto con ignominia le imprese cominciate, che si dimenticassino la gloria e la fortuna di coloro che avevano vinto.

Nelle quali consulte mentre che il tempo si consuma, conoscendosi chiaramente per tutti la intenzione del duca aliena dal soccorrere, sopravenneno nuove, benché non ancora in tutto certe, che il castello era o accordato o in procinto di accordarsi: al quale avviso il duca prestando fede, disse, presente tutto il consiglio, questa cosa, se bene perniciosa per il duca di Milano, essere desiderabile e utile per la lega; perché la liberava dal pericolo che la cupiditá o la necessitá di soccorrere il castello non inducesse quello esercito a fare qualche precipitazione, essendo stata imprudenza grande di quegli che si erano mai persuasi che e’ si potesse soccorrere; che ora, essendo liberati da questo pericolo, si aveva di nuovo a consultare, e ordinare la guerra nel medesimo modo che se fusse il primo dí del principio di essa. Ebbesi poco poi la certezza dello accordo: perché il duca di Milano, essendo ridotto il castello in tanta estremitá di vivere che appena poteva sostenersi uno giorno, e disperato totalmente del soccorso, poi che dallo esercito della lega, arrivato due dí innanzi in alloggiamento sí vicino, non vedeva farsi movimento alcuno, continuate le pratiche che giá piú dí, per trovarsi preparato a questo caso, aveva tenute col duca di Borbone (il quale, ritirato che fu l’esercito, aveva mandato in castello a visitarlo), conchiuse lo accordo il vigesimoquarto dí di luglio. Nel quale si contenne: che senza pregiudizio delle sue ragioni desse il castello di Milano a’ capitani, riceventilo in nome di Cesare, avuta facoltá da loro di uscirne salvo insieme con tutti quegli che erano nel castello; e gli fusse lecito fermarsi a Como, deputatogli per stanza, col suo governo ed entrate, insino a tanto che si intendesse sopra le cose sue la deliberazione di Cesare; aggiugnendogli tante altre entrate che a ragione di anno ascendessino in tutto a trentamila ducati: dessigli salvocondotto per potere personalmente andare a Cesare; e si