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nuova e raccolta tumultuariamente, accostarsi a Milano; benché vi fussino pochi cavalli, tremila fanti tedeschi e cinque in seimila fanti spagnuoli, e questi senza denari e con poca provisione di vettovaglie. Dal quale parere discrepavano i pareri di molti degli altri capitani: i quali giudicavano che, procedendo con la gente ordinata e con gli alloggiamenti sempre il dí precedente riconosciuti, si potesse accostarsi a Milano senza pericolo, perché il paese è per tutto sí forte che senza difficoltá si poteva sempre alloggiare in sito munitissimo; né pareva loro verisimile che l’esercito cesareo fusse per uscire in campagna ad assaltargli, perché essendo necessario che e’ lasciassino assediato il castello, né potendo anche per sospetto del popolo spogliare al tutto di gente la cittá di Milano, restava di numero troppo piccolo ad assaltare uno esercito sí grosso; il quale, benché fusse raccolto nuovamente, abbondava pure di molti fanti sperimentati alla guerra e dove erano tanti capitani de’ piú riputati di Italia. Ed essendo l’accostarsi a Milano senza pericolo, non essere ancora senza speranza della vittoria lo accostarsi: perché non essendo i borghi di Milano fortificati, anzi, per la negligenza usata a riordinargli, aperti da qualche parte, non pareva credibile che gli imperiali si avessino a fermare a difendere circuito tanto grande (della quale [cosa] pareva si vedessino indizi manifesti, con ciò sia che, atteso poco alla riparazione de’ borghi, si fussino tutti volti alla fortificazione della cittá); e abbandonando i borghi, ne’ quali l’esercito andrebbe subito ad alloggiare, non pareva che la cittá potesse avere lunga difesa; non solo per trovarsi lo esercito senza denari e con poca vettovaglia, ma perché e Prospero Colonna e molti altri capitani avevano sempre giudicato essere molto difficile il difendere Milano contro a chi avesse occupato i borghi, si perché la cittá è debolissima di muraglia (facendo muro in molti luoghi le case private) sí eziandio perché i borghi sono vantaggiosi alla cittá: e si aggiugneva l’avere il castello a sua divozione.

Dependevano principalmente questa e l’altre deliberazioni dal duca di Urbino; perché, se bene fusse solamente capitano