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meno dei precedenti ritoccati dail’A., e anche dal Revisore che li apparecchiò per le stampe». Ed il Carli, richiamato questo stesso punto della Recensione del Rostagno, in una nota all’inizio delle sue osservazioni alle varianti portate dal Gherardi dal 1. XVII, dice: «La filza delle varianti citate dal Gher. va perciò aumentando considerevolmente verso il termine dell’opera, il che dimostra che il lavoro degli editori fu piú intenso, certamente perché nel testo originale appariva sempre piú il carattere di appunti quasi affatto privi di elaborazione. E tuttavia qualche tratto v’è pure a cui il G. sembra aver dedicato una maggior cura: per es. la descrizione dell’assedio di Firenze»1. Certo, la scrupolosa diligenza del Guicciardini ci si rivela nello stesso numero dei rifacimenti che dei primi libri dell’opera particolarmente ci rimangono; poi s’incominciano a trovare, col XV libro, passi che si staccano, per caratteri formali dalle precedenti parti della Storia: sono del Guicciardini, ma rivelano un periodo ancora incompiuto di rielaborazione dell’opera che ci è rimasta non quale, certo, l’Autore avrebbe voluto presentarla: l’abbiamo giá notato altrove a proposito della descrizione della battaglia di Pavia. Qui la mano di chi la rivedeva per la stampa è stata decisa e franca: ha cassato, ha aggiunto ed ha rifatto, per cui nelle edizioni precedenti quella del Gherardi ne è uscita una del tutto arbitraria lezione riassuntiva, con la quale il revisore ha cercato di mantenere il carattere precedente della Storia, sopprimendo citazioni di fonti, confronto di esse, particolari che ha ritenuto meno importanti. Tutto ciò non cancella la colpa dell’arbitraria modificazione portata dal revisore ad una pagina di tanta opera: ci dice solo che anche il revisore ha notato il brusco passaggio da una forma di narrazione ad un’altra fino allora dall’Autore non seguita. E tanto meglio ha fatto il Gherardi dandoci il passo guicciardiniano genuino, anche se evidentemente destinato ad una ulteriore rielaborazione. Triste fatalitá quella d’una incompiuta revisione di tutta l’opera, dovuta all’immatura morte del Guicciardini, che ci ha lasciato anche tre punti vuoti, rispettivamente nel libro XVIII dove doveva essere l’orazione di Niccolò Capponi, alla fine del XVIII dove egli avrebbe voluto descrivere il sito della cittá di Napoli e del paese circostante, e nel XIX dove si proponeva l’autore di spiegare ampiamente gli avvenimenti di Firenze e la resistenza eroica dei

  1. Giornale St. della Lett. It., cit., p. 335.