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nota 339

troppo plebee. È insomma quella fiorentinitas di cui parla nella lettera che non può approvare, perché vuole anche la bella opera d’arte, come si vede, ad esempio, dal suggerimento che dá al punto del libro XVII, cap. XIII ove si parla del pontefice che, addolorato dai buoni successi de’ turchi, chiama in concistorio i cardinali: «Fortasse hoc loco non absurdum inducere pontificem habentem ad cardinales concionem. Sunt enim omnes tuae conciones efficaces et historiam hanc tuam maxime illustrantes». — Le aggiunte principali da lui suggerite sono le seguenti: 1a In una pagina comprendente il passo del 1. XVI c. VII dalle parole «Roses porto della Catalogna...» alle altre «et da confini di Francia», vol. IV p. 304. «Hoc loco non pretermittendum E 1 re di Francia a Barzalona avere auto piú di febre per el disagio del navigare. Considerandum etiam hoc loco che se e’ partí el 7° di da Genova, non poteva lo 8° di condursi a Roses per la distantia grande. Narrandum etiam. Come a Terracona gli Hisp.ni delle galee si amutinorono et scaricorono piú archibusi per ammazare el Vicere et mancò poco non ammazassino el re di Francia. Non pretermittendum etiam che subito che el Vicere arrivò in Hisp.a fece intendere alla sorella di Ces. che non pensassi piú a Borbone perché arebbe in ogni modo per marito el re di Francia».— 2a A proposito de’ dubbi sorti sulla sinceritá della «espedizione» data da Carlo V a Lopes Urtado (1. XVI c. VIII voi IV p. 313) «fortasse non obmittendum hoc loco che in questo tempo apunto partendosi Giovanni Corsi orator fior. di Hisp.a et parlato prima con Sua M.tá quella gli dixe: — Ambasciatore, voi direte da parte nostra a Sua S.tá che per cosa alcuna grande che S. S.tá facci contro di me io sarò sempre obediente figliuolo alla sedia apostolica. Ma quando S. S.tá fará cosa che sia pernitiosa alla Christianitá ditegli che al mondo non hará el maggiore inimico di me. — Di poi tornando l’ultimo dí della partita el predetto G. Corsi a baciare la mano per ultima partenza a Sua M.tá, quella gli replicò le medesime parole apunto aggiugnendo che assai lo pregava facessi questo officio con Sua S.tá. Rispondendo G. Corsi che andrebbe con lungo spatio di tempo per non essere di corpo apto alla fatica, rispose Sua M.tá: — Non importa, io gle le ho facto intendere anche per altri; ma voglio che ancora voi gle le diciate». — 3a A proposito della malattia di Francesco I durante la prigionia nella rocca di Madrid (1. XVI c. IX, vol. IV pp. 314-315): «Madama Dalanson stette 14 nocte continue a dormire nella camera del re, la