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libro decimonono - cap. xvi 283

Francesco Sforza, le quali fussino pagate da Cesare, e che il papa pagasse ciascuno mese al principe d’Oranges (il quale per trattare queste cose venne a Bologna) ducati sessantamila, perché, non potendo Cesare sostenere tante spese, mantenesse quelle genti che erano giá intorno a Firenze.

Parlossi poi dell’altro interesse del pontefice che erano le cose di Modena e di Reggio; nella quale [pratica] il papa, per fuggire il carico dell’ostinazione, avendo proposto quella cantilena medesima che aveva pensata prima e usata molte volte, che se si trattasse solo di quelle terre non farebbe difficoltá di farne la volontá di Cesare, ma che alienando Modena e Reggio restavano Parma e Piacenza in modo separate dallo stato ecclesiastico che venivano in conseguenza quasi alienate; rispondeva Cesare essere rispetto ragionevole, ma mentre che le forze erano occupate nella impresa di Firenze non si potere tentare altro che l’autoritá. Ma in segreto sarebbe stato il desiderio suo che, con buona soddisfazione del papa, fussino restate al duca di Ferrara; col quale, nel venire a Bologna, aveva parlato a Modena, e datogli grande speranza di fare ogni opera col pontefice di comporre le cose sue. E aveva anche quel duca saputo conciliarsi in modo gli animi di quegli che potevano appresso a Cesare che non gli mancavano fautori grandi in quella corte.

Restavano i due articoli piú importanti e piú difficili, de’ viniziani e di Francesco Sforza; la concordia de’ quali, massime quella di Francesco, se bene non fusse secondo la inclinazione con la quale prima [Cesare] era venuto in Italia, nondimeno, trovando alle cose maggiore difficoltá che non si era immaginato in Spagna, e vedendo difficile ad acquistare lo stato di Milano, dopo la congiunzione che aveva fatto Francesco vo’ viniziani, trovandosi in spesa grossissima per tante genti che aveva condotto di Spagna e di Germania, non era piú nella pristina durezza; massime che dal fratello e da molti era, per i tumulti de’ luterani e per altri semi che apparivano di nuove cose, sollecitato a passare in Germania; dove ancora poteva credere che a qualche tempo ritornereb-