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libro decimonono - cap. xiii 271


E aveva anche Cesare, ricevuti che ebbe rigidamente gli imbasciadori del duca di Ferrara, fattigli partire; benché ritornando poi con nuove pratiche, e forse con nuovi favori, furono ammessi. Mandò anche Nassau oratore al re di Francia, a congratularsi che con nuova congiunzione avessino stabilito il vincolo del parentado, e a ricevere la ratificazione: per le quali cause mandava anche a lui il re l’ammiraglio, e a Renzo da Ceri mandò danari perché si levasse con tutte le genti di Puglia; dove preparò anche dodici galee, perché vi andassino sotto Filippino Doria contro a’ viniziani (contro a’ quali Cesare mandò Andrea Doria con trentasette galee): benché, giudicando dovere essere piú certa la recuperazione de’ figliuoli se a Cesare restasse qualche difficoltá in Italia, dava varie speranze a’ collegati; e a’ fiorentini particolarmente prometteva di mandare loro occultamente, per l’ammiraglio, danari, non perché avesse in animo di sovvenire o loro o gli altri ma perché stessino piú renitenti a convenire con Cesare.

Praticavasi intratanto continuamente tra Cesare e il duca di Milano, per mano del protonotario Caracciolo, che andava da Cremona a Piacenza; e parendo strano a Cesare che il duca si piegasse manco a lui di quello che arebbe creduto, e il duca da altro canto riducendosi difficilmente a fidarsi, fu introdotta pratica che Alessandria e Pavia si deponessino in mano del papa, insino a tanto fusse conosciuta la causa sua. A che scrive il Cappella che gli imbasciadori del duca che erano appresso a Cesare non volleno consentire; ma credo che la conclusione mancasse da Cesare, non gli parendo potesse resistere alle forze sue, e tanto piú che Antonio de Leva era andato a Piacenza e (come era inimico dell’ozio e della pace), l’aveva confortato con molte ragioni alla guerra. Però Cesare gli commesse che facesse la impresa di Pavia; disegnando anche che nel tempo medesimo il capitano Felix, che [era] venuto co’ nuovi lanzi e con cavalli e artiglierie verso Peschiera, e dipoi entrato in bresciano, rompesse da quella banda a’ viniziani; avendo fatto il marchese di Mantova capitano generale di quella impresa.