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libro decimonono - cap. vii 241

opera sua, benché occultamente, Braccio Baglione molestava nelle cose di Perugia Malatesta, benché fusse agli stipendi suoi; e inteso il duca di Ferrara essere venuto a Modena, tentò di pigliarlo nel ritorno a Ferrara, con uno agguato di dugento cavalli, fatto da Paolo Luzasco alla casa de’ Coppi nel modonese: ma non essendo quel dí partito il duca, la cosa si scoperse.


VII

Provvedimenti dei collegati per continuare la guerra nel regno di Napoli; atti di terrore ed esazioni del principe d’Oranges; fazioni di guerra. Indizi di disposizione alla pace; riconquiste del principe d’Oranges negli Abruzzi. Promesse del pontefice ai collegati e sue trattative con Cesare. Posizione degli eserciti in Puglia. Vani tentativi degli imperiali contro Monopoli. Nuove fazioni di guerra.

Ma in questo tempo il reame napoletano non era perciò, per la rotta de’ franzesi, liberato interamente dalle calamitá della guerra. Perché Simone Romano, raccolte di nuovo genti, aveva preso Nola, Oriolo e Amigdalara, poste in sul mare nel braccio dello Apennino; e unitosi con lui Federico Caraffa, mandato dal duca di Gravina con mille fanti e molti altri del paese, aveva esercito non contennendo: ma dopo la vittoria degli imperiali intorno a Napoli, abbandonato dalle genti del duca di Gravina, saccheggiata Barletta (nella quale cittá fu intromesso per la rocca), si fermò quivi; tenendosi nel tempo medesimo per i viniziani Trani guardato da Cammillo, e Monopoli guardato da Giancurrado, tutt’a due della famiglia degli Orsini. Vennonvi poi Renzo da Ceri e il principe di Melfi con mille fanti; i quali, essendosi ridotti tra Nocera e Gualdo, e dipoi partitisi per comandamento del pontefice (il quale non voleva offendere l’animo de’ vincitori), imbarcatisi a Sinigaglia, si condussono per mare a Barletta, con intenzione di rinnovare la guerra in Puglia; cosa deliberata con consentimento comune de’ collegati, perché l’esercito imperiale fusse