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andorono in Abruzzi: il quale paese solo e qualche terra di Puglia e di Calavria si tenevano in nome de’ confederati.

Questo fine ebbe la impresa del regno di Napoli, disordinata per molte cagioni ma condotta all’ultimo precipizio per due cagioni principalmente: l’una, per le infermitá causate in grande parte dallo avere tagliato gli acquidotti di Poggioreale per tôrre a Napoli la facoltá del macinare, perché l’acqua sparsa per il piano, non avendo esito, corroppe l’aria, donde i franzesi intemperanti e impazienti del caldo si ammalorono (aggiunsesi la peste, la contagione della quale penetrò per alcuni infetti di peste mandati studiosamente da Napoli nello esercito); l’altra, che Lautrech, il quale aveva menati di Francia la maggiore parte de’ capi esperimentati nelle guerre, sperando piú che non era conveniente, né si ricordando essergli stato di poco onore l’avere, quando era alla difesa dello stato di Milano, scritto al suo re che impedirebbe agli inimici il passo del fiume dell’Adda, aveva in questo assedio scrittogli molte volte che piglierebbe Napoli. Perciò, per non fare da se stesso falso il suo giudicio, stette ostinato a non si levare, contro al parere degli altri capitani, che vedendo il campo pieno di infermitá lo consigliavano a ritirarlo a Capua o in qualche altro luogo salvo; perché avendo in mano quasi tutto il regno non gli sarebbe mancato né vettovaglie né denari, e arebbe consumato gli imperiali a’ quali mancava ogni cosa.


V

Accordi fra i comandanti dei francesi e dei veneziani in Lombardia. Forze e movimenti degli eserciti avversari. Perdita di Genova da parte dei francesi. Presa e sacco di Pavia da parte dei collegati.

Non erano in questo mezzo state le cose di Lombardia senza travaglio: perché San Polo, raccolte le genti e la provisione delle vettovaglie, prese di lá dal Po alcune terre e castella occupate prima da Antonio da Leva, che a’ tre di