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alla difesa delle terre piú importanti del loro stato. Però discesi i tedeschi in su il lago di Garda ottennono Peschiera per accordo; il medesimo, Rivolta e Lunata: in modo che, padroni quasi di tutto il lago, riscotevano in molti luoghi taglie di denari, abbruciando quegli che erano impotenti a riscuotersi. Stimolavagli che andassino verso Genova Antoniotto Adorno, venuto in quello esercito; ma non avendo denari e avendo molte difficoltá, e per abboccarsi con Antonio de Leva uscito a questo effetto di Milano, camminavano lentamente per il bresciano; dove andorono a trovargli Andrea de Burgos e il capitano Giorgio, per mezzo de’ quali si dubitava che il duca di Ferrara, il quale in tanto timore degli altri non faceva provisione alcuna, non tenesse con loro occultamente qualche pratica. Indirizzoronsi dipoi i tedeschi alla volta di Adda per unirsi con Antonio de Leva: il quale, avendo il nono dí di giugno passato il fiume di Adda, con seimila fanti e sedici pezzi grossi di artiglieria, e alloggiato appresso a loro propinqui a Bergamo a tre miglia (nella quale cittá il duca di Urbino, venuto a Brescia, aveva, e in Brescia e in Verona, divise le sue genti), persuase loro, per l’estremo desiderio che aveva di ricuperare Lodi, di attendere prima a ricuperare lo stato di Milano che passare a Napoli.

Cosí il vigesimo dí si posono col campo a quella cittá, della quale partendosi il duca di Milano e ritiratosi a Brescia, vi aveva lasciato Giampaolo fratello suo naturale con manco di tremila fanti; e avendo piantato l’artiglieria, Antonio de Leva, al quale toccava il primo assalto, accostò i fanti spagnuoli dove era la maggiore rovina. Combatterno tre ore ferocemente, ma non si dimostrando minore la costanza e la virtú de’ fanti italiani che vi erano dentro furono ributtati; e diffidandosi potere piú ottenerla per assalto, ridusseno tutta la speranza del vincerla in su la fame: perché, non essendo ancora fatta la ricolta, era in Lodi carestia tale che non si distribuendo piú pane ad altri che a’ soldati bisognava che quegli della terra o morissino di fame o uscissino fuora con grandissimo pericolo. Scrive in questo modo il Capella il pro-