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libro decimosettimo - cap. iii 13

stava appresso al proveditore viniziano, donde continuamente trattava con molti di quella nazione, fu senza pensare piú innanzi accettata dal papa e da’ viniziani; ma ancora fu udito in Vinegia Ottaviano Sforza vescovo di Lodi che offeriva di levarne facilmente numero grande, e da loro, subito, senza consultarne altrimenti col pontefice, spedito in Elvezia per soldarne altri seimila, nel modo medesimo e co’ medesimi pagamenti. Dalle quali cose male intese nacque, come di sotto si dirá, principio grande di mettere in disordine la impresa che con tanta speranza si cominciava.


III

Dichiarazioni e proposta del re di Francia al viceré riguardo alle condizioni concluse con Cesare, e indugio della conclusione degli accordi col pontefice e coi veneziani. Sdegno di Cesare per la proposta del re di Francia e sue deliberazioni. Conclusione e patti della lega fra il pontefice i veneziani ed il re di Francia. Il pontefice ed i veneziani deliberano la rottura della guerra.

Ma mentre che queste cose si preparano in Italia, cominciando Cesare a sospettare delle dilazioni interposte alla ratificazione, il viceré di Napoli, il quale insieme con gli statichi e con la regina Elionora si era fermato nella terra di Vittoria per condurgli al re subito che avesse adempiuto le cose contenute nella capitolazione, andò e con lui Alarcone, per commissione di Cesare, al re di Francia, il quale da Baiona si era trasferito a Cugnach, per certificarsi interamente della sua intenzione. Dal quale benché e’ fusse ricevuto con grandissimo onore e carezze, e come ministro di Cesare e come quello da chi il re cristianissimo riconosceva in grande parte la sua liberazione, lo trovò in tutto alieno da volere rilasciare la Borgogna; scusandosi ora che non potrebbe mai avere il consentimento del regno, ora che non arebbe mai volontariamente consentito a una promessa che per essere di tanto pregiudizio alla corona di Francia era impossibile a lui l’osservarla: ma