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libro decimottavo- cap. xi 151

fizi fabbricati da loro; roppeno le immagini di Leone e di Clemente che stavano nel tempio della Annunziata, celebrato per tutto il mondo; costrinseno i beni del pontefice, a esazione di debiti vecchi, non pretermettendo cosa alcuna, la maggiore parte di loro, appartenente a concitare lo sdegno del pontefice, e a nutrire divisione e discordia nella cittá: e arebbono moltiplicato a maggiori disordini se non si fusse interposta l’autoritá e prudenza del gonfaloniere, la quale però non bastava a rimediare a’ molti disordini.


XI

Disordine e pestilenza fra le milizie imperiali in Roma; invio di milizie francesi in Italia. Confederazione tra i re di Francia e d’Inghilterra; accordi fra i collegati contro Cesare. Pestilenza in molte parti d’Italia. Partenza dell’esercito francese per l’Italia. Fazioni di guerra in Lombardia.

Ma in Roma erano venuti, col marchese del Guasto e con don Ugo, tutti i fanti tedeschi e spagnuoli i quali erano nel reame di Napoli, in modo si dicevano essere, raccolti insieme, ottomila fanti spagnuoli dodicimila tedeschi e quattromila italiani; esercito, per la riputazione acquistata, per il terrore degli altri, per le deboli provisioni che si avevano da opporsi loro, da fare in Italia qualunque progresso. Ma essendone capitano in titolo e in nome solamente il principe di Oranges, ma in fatto governandosi da se stesso, e intento tutto alle prede e alle taglie e a riscuotere i danari promessi dal pontefice, non aveva pensiero alcuno degli interessi di Cesare; però non voleva partirsi di Roma. Dove governandosi tumultuosamente, il viceré e il marchese del Guasto, temendo da’ fanti alle persone proprie, se ne fuggirono: essi restorono esposti alla pestilenza, la quale giá cominciata vi fece poi gravissimo danno; perderono la occasione di molte cose, e specialmente di Bologna (la quale cittá, benché vi fusse, dopo la perdita del Borgo, andato con mille fanti pagati da’ viniziani il conte Ugo de’ Peppoli, tumultuando Lorenzo Malvezzi,