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ricevuta anche qualche somma di denari, consegnorono quelle fortezze a’ fiorentini. I quali in questo mezzo, avendo ridotta la cittá al governo popolare, creorono gonfaloniere di giustizia per uno anno, e con facoltá di essere confermato insino in tre anni, Niccolò Capponi, cittadino di grande autoritá e amatore della libertá; il quale, desiderando sopra modo la concordia de’ cittadini e che il governo si riducesse a forma piú perfetta che si potesse di republica, convocato il prossimo dí il consiglio maggiore, nel quale risedeva la potestá assoluta del deliberare le leggi e di creare tutti i magistrati, parlò in questa sentenza1.

Furono gravissime le parole del gonfaloniere e prudentissimi certamente i consigli, a’ quali se i cittadini avessino prestato fede sarebbe forse durata piú lungamente la nuova libertá. Ma essendo maggiore lo sdegno in chi ricupera la libertá che in chi la difende, e grande l’odio contro al nome de’ Medici per molte cagioni, e massime per avere avuto a sostentare in gran parte co’ danari propri le imprese cominciate da loro (perché è manifesto avere i fiorentini speso, nella occupazione e poi nella difesa del ducato di Urbino, ducati piú di cinquecentomila, altanti nella guerra mossa da Leone contro al re di Francia, e nelle cose che succederono dopo la morte sua dependenti da detta guerra ducati trecentomila, pagati a’ capitani imperiali e al viceré, innanzi la creazione di Clemente e poi, e ora piú di secentomila nella guerra mossa contro a Cesare), cominciorono a perseguitare immoderatamente quegli cittadini che erano stati amici de’ Medici, perseguitare il nome del pontefice. Scancellorno per tutta la cittá impetuosamente le insegne della famiglia de’ Medici, affisse eziandio negli edi-

  1. [Nota qui il Gherardi: «A questo punto, nel piú antico Codice (III 966), l’autore scrisse: «Lascisi lo spatio di tre carte». E tre carte infatti, anzi qualcosa piú (pag. 2253 in parte e 2254—59) furono lasciate bianche nel Codice V, che immediatamente deriva da quello; e similmente tre carte e un po’ piú (pagg. 728—734) furono lasciate in VI—V». — L’edizione detta di Friburgo e quella del Rosini avvertono che l’orazione del Capponi trovasi nella Istoria di Benedetto Varchi, e l’edizione del Conti la riproduce in nota prendendola appunto dall’opera del Varchi].