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libro decimottavo- cap. i 103

perdere tempo intorno a quelle terre a una a una; e considerare, quando non pigliasse Piacenza, o se pure la pigliasse ma con lunghezza di tempo, dove resterebbe la sua riputazione, dove il modo di proseguire la guerra, avendo tanto mancamento di denari e di tutte le provisioni: il benefizio di Cesare, la via unica della vittoria essere camminare verso il capo, condursi, lasciato ogni altra impresa indietro, una volta, a Bologna; donde potrebbe deliberare o di cercare di sforzare quella terra, a che non gli mancherebbeno gli aiuti suoi, o di passare piú innanzi alla volta di Firenze o di Roma.

Le quali cose mentre si trattano, e che Borbone provede a denari non solo per finire il pagamento degli spagnuoli ma eziandio per dare qualche cosa a’ fanti tedeschi, a’ quali credo che al partire da Piacenza desse due scudi per uno, era accesa gagliardamente la guerra nello stato della Chiesa; essendo nel campo ecclesiastico andato nuovamente Renzo da Ceri che era venuto di Francia, e il campo del papa era vicino al viceré che era a’ confini di Cepperano; dove alcuni fanti italiani roppono trecento fanti spagnuoli. Ma nel modo della difesa dello stato ecclesiastico era varietá di opinioni. Perché Vitello, innanzi alla venuta di Renzo, aveva consigliato il pontefice che, abbandonata la provincia della Campagna, si mettessino in Tivoli dumila fanti, in Pelistrina dumila altri, e che il resto dello esercito si fermasse a Velletri per impedire l’andata del viceré a Roma. La qual cosa essendo giá deliberata, Renzo, sopravenendo, dannò il riserrarsi in Velletri, per essere terra grande e male reparabile, e per non lasciare procedere gli inimici tanto innanzi; ma che l’esercito si fermasse a Fiorentino, che non avendo a guardare tanti luoghi sarebbe piú grosso, ed era luogo per proibire che gli inimici non venissino piú innanzi: il quale consiglio approvato, si messeno in Frusolone, residenza principale della Campagna, lontano da Fiorentino cinque miglia, mille ottocento fanti, di quegli di Giovanni de’ Medici la piú parte, che avevano preso il cognome delle bande nere, con Alessandro Vitello, Giovambatista Savello e Pietro da Birago condottieri