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libro tredicesimo - cap. ix 43

dello imperio in Acomath suo primogenito, ribellatosi da lui, lo costrinse con l’armi, e con l’avere corrotto i soldati pretoriani, a rinunziargli la signoria; e si credette anche universalmente che, per assicurarsi totalmente di lui, lo facesse morire sceleratamente di veleno. Vincitore dipoi in uno fatto d’arme contro al fratello, lo privò apertamente della vita; il medesimo fece a Corcú fratello minore di tutti: né contento d’avere fatto ammazzare, secondo il costume degli ottomanni, i nipoti e qualunque viveva di quella stirpe, si credé, tanto fu di ingegno acerbo e implacabile, che qualche volta pensasse di privare della vita Solimanno suo unico figliolo. Da questi princípi continuando di guerra in guerra, vinti gli aduliti popoli montani e feroci, trapassato in Persia contro al sofí, e venuto con lui a giornata lo ruppe, occupò la cittá di Tauris, sedia di quello imperio, con la maggiore parte della Persia: la quale fu costretto ad abbandonare, non per virtú degli inimici (che diffidandosi di potere sostenere l’esercito suo si erano ritirati a’ luoghi montuosi e salvatichi), ma perché, essendo stato quello anno sterilissimo, gli mancavano le vettovaglie. Da questa espedizione poiché ritornato in Costantinopoli, e puniti molti soldati autori di sedizione, ebbe restaurato per qualche mese l’esercito, simulando di volere ritornare a debellare la Persia, voltò le armi contro al soldano re della Soria e dello Egitto, principe non solo di antichissima riverenza e degnitá appresso a quella religione ma potentissimo, per la amplitudine del dominio per le entrate grandi e per la milizia de’ mammalucchi, dalle armi de’ quali era stato posseduto quello imperio con grandissima riputazione [trecento] anni. Perché essendo retto da soldani, i quali non per successione ma per elezione ascendevano al supremo grado, e dove non erano esaltati se non uomini di manifesta virtú, e provetti per tutti i gradi militari, al governo delle provincie e degli eserciti, e constando il nervo delle armi loro non di soldati mercenari e forestieri ma di uomini eletti, i quali, rapiti da fanciulli delle provincie vicine, e nutriti per molti anni con parcitá di vitto, tolleranza delle fatiche e con esercitarsi continuamente nelle armi nel cavalcare e in