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tutto l’ordine della congiurazione, accusando il duca di Milano come conscio di ogni cosa; che era quello che principalmente si cercava.

Incarcerato il Morone, il marchese, in mano del quale erano prima Lodi e Pavia, ricercò il duca che per sicurtá dello stato dello imperadore gli facesse consegnare Cremona e le fortezze di Trezzo, Lecco e Pizzichitone, che per essere in su il passo di Adda sono tenute le chiavi del ducato di Milano; promettendo, avute queste, di non innovare piú altro: le quali il duca, trovandosi ignudo di ogni cosa, abbandonato di consiglio e di speranza, gli fece subito consegnare. Avute queste, ricercò piú oltre di essere ammesso in Milano (diceva) per parlare seco; che gli fu consentito con la medesima facilitá: ed entrato che fu in Milano, gli mandò a fare instanza che gli facesse consegnare il castello di Cremona; e che non ricercava il medesimo di quello di Milano per non essere dimanda conveniente, poi che vi era dentro la sua persona, ma che dimandava bene che, per sicurtá dello esercito di Cesare, il duca consentisse che il castello fusse serrato con le trincee. Dimandò ancora che gli desse in mano Gian Angelo Riccio suo segretario e Poliziano segretario del Morone, acciò che si potessino esaminare sopra le imputazioni che erano date a lui di avere macchinato contro a Cesare. Alle quali dimande rispose il duca che teneva le castella di Milano e di Cremona in nome e a instanza di Cesare, al quale era stato sempre fedelissimo vassallo, e che non le voleva consegnare ad alcuno se prima non intendeva la sua volontá; la quale per intendere chiaramente gli manderebbe subito uno uomo proprio, pure che il marchese gli concedesse sicurtá di passare; e che non gli pareva onesto consentire di essere, in questo mezzo, serrato in castello; dalla quale violenza si difenderebbe in qualunque modo potesse. Avere bisogno per sé di Gian Angelo, per essere egli instrutto di tutte le cose sue importanti, né essere per allora appresso a sé altro ministro; e avere anche maggiore necessitá di quello del Morone per poterlo presentare innanzi a Cesare, e giustificare con questo mezzo che, nella infermitá