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e impediti i mulini, vi era difficoltá grande di macinare. Per questa cagione richiamate le genti dalla Ghiaradadda le fece fermare tra Moncia e Milano, acciò che i milanesi, i quali erano privati delle vettovaglie che solevano concorrere per le strade di Lodi e di Pavia, rimanessino privati eziandio di quelle che solevano ricevere dal monte di Brianza. Ma non bastavano queste cose a fare l’effetto desiderato dallo ammiraglio. Da altra parte, per consiglio di Prospero Colonna, con tutto che avesse oppresso il corpo da grave infermitá né meno affaticato l’animo, non potendo tollerare, per la cupiditá di conservarsi il primo luogo, la venuta del viceré di Napoli, si faceva diligenza per interrompere le vettovaglie agli inimici, le quali venivano dalla parte di lá dal fiume del Tesino, perché la fortezza del sito nel quale alloggiavano non lasciava speranza alcuna di cacciargli con l’armi. Perciò procurò Prospero che in Pavia entrasse il marchese di Mantova. Per la venuta del quale, i franzesi temendo del ponte loro gittorno un altro ponte a Torligo, distante da Pavia venticinque miglia. Sollecitava oltre a questo Vitello, che con la compagnia delle genti d’arme che avea da’ fiorentini (i quali nel principio della guerra l’aveano mandato a Genova) e con tremila fanti pagati da’ genovesi avea occupato, eccetto Alessandria, tutto il paese di lá dal Po, passasse il fiume, per turbare le vettovaglie che della Lomellina a’ franzesi si conducevano. Ma questo non consentí il doge di Genova, temendo alle cose proprie per la propinquitá dell’Arcivescovo Fregoso, il quale era in Alessandria. E perché i viniziani, le genti de’ quali aveano passato l’Oglio, ricusavano per il pericolo di Bergamo passare Adda, mentre che quella parte de’ franzesi che era partita da Caravaggio dimorava appresso a Moncia, Prospero ottenne che a Trezzo mandassino quattrocento cavalli leggieri e cinquecento fanti per impedire le vettovaglie con le quali si sostentavano. Alle quali cose mentre che da ciascuna delle parti si attende non si faceva altre azioni di guerra che battaglie leggiere, prede e scorrerie; nelle quali quasi sempre rimanevano