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all’armata e all’altre spese necessarie per la difesa loro; alla quale contribuzione fussino tutti obligati per tre mesi, e per quello tempo piú che dichiarassino il pontefice, Cesare e il re d’Inghilterra: fusse in facoltá del pontefice e di Cesare dichiarare chi avesse a essere capitano generale di tutta la guerra; il quale si trattava che fusse il viceré di Napoli, sforzandosene massime il cardinale de’ Medici, l’autoritá del quale appresso a’ cesarei era grandissima, per l’odio che aveva contro a Prospero Colonna. A questa confederazione fu congiunto per modo indiretto il marchese di Mantova, perché il pontefice e i fiorentini lo condussono per loro capitano generale a spese comuni.

Ma non raffreddorno giá, né la lega fatta da’ viniziani con Cesare né l’unione di tanti príncipi fatta con tanti provedimenti, l’ardore del re di Francia; il quale, venuto a Lione, si preparava per passare con grandissimo esercito personalmente in Italia: ove giá, per la fama della venuta sua, cominciavano ad apparire nuovi tumulti. Lionello fratello di Alberto Pio ricuperò furtivamente la terra di Carpi, custodita negligentemente da Giovanni Coscia prepostovi da Prospero Colonna; a cui Cesare, spogliatone Alberto come rebelle dello imperio, l’aveva donata. Ma maggiore accidente fu per succedere nel ducato di Milano, perché cavalcando in su una muletta Francesco Sforza da Moncia a Milano, ed essendosi, come facevano per l’ordinario, allontanati da lui i cavalli della sua guardia perché il principe fusse meno noiato dalla polvere, la quale per i tempi estivi si solleva grandissima da’ cavalli nelle pianure di Lombardia, Bonifazio Visconte, giovane noto piú per la nobiltá della famiglia che per ricchezze onori o altre condizioni, mosso per lo sdegno conceputo perché pochi mesi innanzi era stato ammazzato per opera di Ieronimo Morone, non senza volontá, (cosí si credeva) del duca, Monsignorino Visconte in Milano; essendo propinquo a lui in su uno cavallo turco, come furono pervenuti a uno quadrivio, mosso con impeto il cavallo, l’assaltò con uno pugnale per percuoterlo in sulla testa; ma movendosi per paura la muletta né stando anche fermo per la ferocia sua il cavallo, e Bonifazio per