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libro quintodecimodecimo - cap. iii 187

III

Tentativi del pontefice di unire in concordia i príncipi cristiani contro i turchi. Come il cardinale di Volterra cade in disgrazia del pontefice. Confederazione di príncipi di cui fa parte il pontefice. Attentato contro Francesco Sforza. Moto nella fortezza di Valenza. Defezione del connestabile di Borbone. Spedizione del Bonnivet in Italia; occupazione delle terre alla destra del Ticino. Sorpresa di Prospero Colonna: sue prime deliberazioni. I francesi vicino a Milano. Morte di papa Adriano.

Fu giudicio quasi comune degli uomini per tutta Italia che il re di Francia, vedendo dovergli essere contrari quegli aiuti i quali primi gli doveano essere propizi, avesse a desistere d’assaltare per quello anno il ducato di Milano; nondimeno, intendendosi che non solamente continuava di prepararsi ma che giá cominciava a muoversi l’esercito, quegli che temevano della vittoria sua feciono insieme per resistergli nuova confederazione, inducendo il pontefice a esserne capo e principale. Aveva il pontefice, desideroso della pace comune, ricercato, quando venne in Italia, Cesare il re di Francia e il re di Inghilterra che, atteso i successi prosperi de’ turchi, deponessino l’armi tanto perniciose alla republica cristiana, e che ciascuno spedisse a Roma agli oratori suoi sopra queste cose pienissima autoritá; la qual cosa da tutti fu nell’apparenza eseguita prontamente, ma cominciato poi a trattarsi le cose particolarmente fu conosciuto presto che erano fatiche vane, perché nel fare la pace si trovavano infinite difficoltá: la tregua per tempo breve non piaceva a Cesare, senza che pareva quasi di niuna utilitá; e il re di Francia la rifiutava per tempo lungo. Onde il pontefice, o ridestandosi in lui l’antica benivolenza verso Cesare o parendogli che i pensieri del re di Francia fussino alieni dalla concordia, cominciò piú che il solito a inclinare l’orecchie a coloro che lo confortavano a non permettere che da quel re fusse di nuovo posseduto il ducato di Milano. Da queste cagioni preso animo il cardinale de’ Medici, il quale prima, temendo le persecuzioni degli emuli suoi e