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libro quintodecimodecimo - cap. i 171

zione erano familiari a Italia: la mestizia de’ quali pensieri accrebbe che, alla venuta sua, la peste cominciata in Roma, il che era interpretato pessimo augurio del suo pontificato, fece per tutto l’autunno gravissimo danno. Fu la prima deliberazione di questo pontefice attendere alla recuperazione di Rimini, e comporre le controversie che il duca di Ferrara aveva avute co’ due suoi prossimi antecessori: perciò mandò in Romagna mille cinquecento fanti spagnuoli, i quali per potere sicuramente passare il mare aveva condotti seco.

Alle quali cose mentre che attende, parendo [a] Cesare che allo stabilimento delle cose d’Italia importasse molto la separazione de’ viniziani dal re di Francia, e sperando che quello senato, diminuita la speranza delle cose franzesi, avesse l’animo inclinato alla quiete né volesse per gli interessi di altri portare pericolo che la guerra si trasferisse nel suo dominio, comunicati i consigli col re di Inghilterra, il quale avendo prima prestato occultamente contro al re di Francia danari a Cesare, deposte poi le dissimulazioni, discendeva giá apertamente nella causa, mandorono imbasciadori a Vinegia a ricercargli che si confederassino alla difesa d’Italia con Cesare; i quali furono, per Cesare Ieronimo Adorno, per il re di Inghilterra Riccardo Pacceo: e vi si aspettavano imbasciadori di Ferdinando fratello di Cesare, arciduca d’Austria; lo intervento del quale, per essere tra i viniziani e lui molte differenze, era necessario in qualunque accordo si facesse con loro. Mandò anche il re di Inghilterra uno araldo a protestare la guerra al re di Francia in caso non facesse tregua generale per tre anni con Cesare per tutte le parti del mondo nella quale fussino inclusi la Chiesa il ducato di Milano e i fiorentini; lamentandosi ancora che avesse cessato di pagargli i cinquantamila ducati i quali era obligato a pagargli ciascuno anno. Negò il re di volere fare la tregua, e apertamente rispose non essere conveniente pagare danari a chi aiutava con danari gli inimici suoi; donde augumentandosi tra loro gli sdegni si licenziorono gli imbasciadori da ciascuna delle parti.

Partí questo anno d’Italia don Giovanni Manuel, stato