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quale andò in preda de’ vincitori. E con la medesima facilitá furono, pochi dí poi, cacciate di Asti alcune genti de’ franzesi, entratevi per introduzione di alcuni de’ guelfi della terra.

Ma giá a questa breve e sospetta quiete apparivano approssimarsi princípi di grandissimi travagli: perché, se bene nelle diete de’ svizzeri fusse stata sopra le dimande del re di Francia grandissima contenzione, stando ostinati contro a lui i cantoni di Zurich e di Svith, quello di Lucerna disposto totalmente per lui, gli altri divisi intra se medesimi, e perturbando le cose publiche l’avarizia de’ privati, de’ quali molti dimandavano al re chi pensione chi crediti antichi, avevano finalmente concedutogli i fanti dimandati per la recuperazione del ducato di Milano; i quali in numero di piú di diecimila calavano giá in Lombardia condotti dal bastardo di Savoia e da Galeazzo da San Severino (questo grande scudiere, quello gran maestro di Francia), per le montagne di San Bernardo e di San Gotardo.

Contro a questo movimento, Cesare, il quale aveva ricevuto in prestanza non piccola somma di danari dal re di Inghilterra, alienatosi dall’amicizia franzese, avea mandato a Trento Ieronimo Adorno a soldare seimila fanti tedeschi, per condurgli insieme con la persona di Francesco Sforza a Milano; la venuta del quale era in quel tempo stimata di molto momento, per tenere piú fermo Milano e l’altre terre dello stato che sommamente lo desideravano, e per facilitare l’esazione de’ danari con l’autoritá e grazia sua, de’ quali vi era estrema carestia. Nel qual tempo medesimo, essendo incognito a Milano il provedimento fatto da Cesare, aveano i milanesi mandato danari a Trento per soldare quattromila fanti: i quali essendo giá preparati quando l’Adorno vi pervenne, egli, mentre che gli altri seimila si soldavano, si mosse subito con questi verso Milano, per scendere per Valle Voltolina a Como; ma negandogli i grigioni il passare, passò all’improviso e con tanta celeritá nel territorio di Bergamo, e di quivi nella Ghiaradadda, che i rettori de’ viniziani che erano in Bergamo non furono a tempo a impedirlo; e condottigli a Milano, ritornò