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libro duodecimo - cap. xvi 369

e il cardinale sedunense andò a Cesare per sollecitare il soccorso, data la fede di ritornare innanzi passassino molti dí; e la cittá di Milano, abbandonata d’ogni presidio, si dette al re di Francia, convenuta di pagargli grandissima quantitá di danari: il quale recusò di entrarvi mentre si teneva per gli inimici il castello, come se a re sia indegno entrare in una terra che non sia tutta in potestá sua. Fece il re, nel luogo nel quale aveva acquistato la vittoria, celebrare tre dí solenni messe, la prima per ringraziare Dio della vittoria, l’altra per supplicare per la salute de’ morti nella battaglia, la terza per pregarlo che concedesse la pace; e nel luogo medesimo fece a perpetua memoria edificare una cappella. Seguitorno la fortuna della vittoria tutte le terre e le fortezze del ducato di Milano, eccetto il castello di Cremona e quello di Milano: alla espugnazione del quale essendo preposto Pietro Navarra, affermava (non senza ammirazione di tutti, essendo il castello fortissimo, abbondante di tutte le provisioni necessarie a difendersi e a tenersi, e dove erano dentro piú di dumila uomini da guerra) di espugnarlo in minore tempo d’uno mese.


XVI

Accordi fra il pontefice ed il re di Francia. I francesi contro il castello di Milano. Accordi fra il re di Francia e Massimiliano Sforza. Massimiliano Sforza in Francia.

Avuta la nuova della vittoria de’ franzesi, il viceré, soprastato pochi dí nel medesimo alloggiamento piú per necessitá che per volontá, potendo difficilmente per carestia di danari muovere l’esercito, ricevutane finalmente certa quantitá, e in prestanza da Lorenzo de’ Medici seimila ducati, si ritirò a Pontenuro, con intenzione di andarsene nel reame di Napoli. Perché, se bene il pontefice, inteso i casi successi, aveva nel principio rappresentato agli uomini la costanza del suo antecessore, confortando gli oratori de’ confederati a volere mostrare il volto alla fortuna e sforzarsi di tenere in buona