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temuta la grandezza del re di Francia a commuoversi, e a temere che troppo non si deprimesse la sua potenza; e specialmente il pontefice. Il quale, benché perseverasse nel medesimo desiderio che da lui non fusse recuperato il ducato di Milano, nondimeno, dubitando che il re, spaventato da tanti pericoli e avendo innanzi agli occhi le cose dell’anno passato, non si precipitasse, come continuamente con volontá di Cesare trattava il re cattolico, alla concordia con Cesare (per la quale, contraendo lo sposalizio della figliuola con uno de’ nipoti di quei re, gli concedesse in dote il ducato di Milano), cominciò a persuadere i svizzeri che per il troppo odio contro al re di Francia non lo mettessino in necessitá di fare deliberazione non manco nociva a loro che a lui; perché sapendo anche essi la mala disposizione che contro a loro avevano Cesare e il re cattolico, l’accordo col quale conseguissino lo stato di Milano non sarebbe manco pericoloso alla libertá e autoritá loro che alla libertá della Chiesa e di tutta Italia: doversi persistere nel proposito che il re di Francia non recuperasse il ducato di Milano, ma avvertire ancora che (come spesso interviene nelle azioni umane) per fuggire troppo [uno] de’ due estremi non incorressino nell’altro estremo, parimente, e forse piú, dannoso e pericoloso; né per assicurarsi, sopra il bisogno, che quello stato non ritornasse nel re di Francia, essere cagione di farlo cadere in mano d’altri, con tanto maggiore pericolo e pernicie di tutti quanto ci resterebbe manco chi potesse loro resistere che non era stato chi potesse resistere alla grandezza del re di Francia. Dovere la republica de’ svizzeri, avendo esaltato insino al cielo il nome suo nell’arti della guerra con tanti egregi fatti e nobilissime vittorie, cercare di farlo non meno illustre con l’arti della pace; antivedendo dallo stato presente i pericoli futuri, rimediandogli con la prudenza e col consiglio, né lasciando precipitare le cose in luogo donde non potessino restituirsi se non con la ferocia e virtú delle armi: perché nella guerra, come a ogni ora testimoniava l’esperienza, molte volte accadeva che il valore degli uomini era soffocato dalla potestá troppo grande della fortuna. Essere