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dalle parole, con le quali sempre dimostrava ardente desiderio di muovere guerra contro agli infedeli e di passare personalmente alla recuperazione di Ierusalem, proponeva che comunemente si attendesse a fare pervenire il ducato di Milano in Ferdinando nipote comune, fratello minore dello arciduca; dimostrando che, fatto questo, il resto d’Italia era necessitato di ricevere le leggi da loro, e che a Cesare sarebbe facile, congiunti massime gli aiuti suoi, pervenire, come dopo la morte della moglie era stato sempre suo desiderio, al pontificato, il quale ottenuto rinunzierebbe allo arciduca la corona imperiale: conchiudendo però che cose sí grandi non si potevano condurre a perfezione se non col tempo e con le occasioni. Era anche manifesto al re di Francia l’animo de’ svizzeri, a’ quali offeriva grandissime condizioni, non placarsi in parte alcuna verso lui; anzi essersi nuovamente irritati perché gli statichi dati loro dal la Tramoglia, temendo per inosservanza del re di non essere decapitati, si erano occultamente fuggiti in Germania: donde meritamente aveva paura che, o di presente o almanco l’anno prossimo, per la occasione di tanti altri suoi travagli, non assaltassino o la Borgogna o il Dalfinato.

Queste difficoltá furono in qualche parte cagione di farlo consentire alla concordia delle cose spirituali col pontefice, della quale l’articolo principale era la estirpazione totale del concilio pisano; la quale, trattata molti mesi, aveva varie difficoltá e specialmente per le cose fatte o con l’autoritá di quello concilio o contro alla autoritá del pontefice, le quali approvare pareva indegnissimo della sedia apostolica, il ritrattarle non era dubbio che partorirebbe gravissima confusione: però erano stati deputati tre cardinali a pensare i modi di provedere a questo disordine; e faceva qualche difficoltá il non parere conveniente concedere al re l’assoluzione dalle censure se non la dimandasse, e da altro canto il re negava volerla dimandare per non notare per scismatici la persona sua e la corona di Francia. Finalmente il re, stracco da questa molestia e tormentato dalla volontá di tutti i popoli del suo regno, i quali ardentemente desideravano il riunirsi con la Chiesa romana,