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libro undecimo - cap. xvi 299

vedendo resultarne alcuno rimedio, furno contenti finalmente, per fuggire i maggiori mali, farne compromesso nel pontefice; il quale, avuta similmente autoritá da’ fiorentini, pronunziò che i lucchesi, i quali prima aveano restituita al duca di Ferrara la Garfagnana, lasciassino quelle terre a’ fiorentini, e che tra loro fusse in perpetuo pace e confederazione.

Alla fine di questo anno, le castella di Milano e di Cremona, avendo prima, perché cominciavano a mancare le vettovaglie, patteggiato di arrendersi se infra certo tempo non erano soccorse, vennono in potestá del duca di Milano; il quale in quello di Milano messe a guardia parte fanti italiani parte svizzeri. Né altro si teneva piú per il re di Francia in Italia che la Lanterna di Genova; la quale i genovesi tentorno, nella fine dell’anno medesimo, di gittare in terra colle mine, accostandosi a quella con uno puntone di legname lungo trenta braccia e largo venti, capace di trecento uomini, fasciato tutto, per resistere a’ colpi delle artiglierie, di balle di lana: cosa di grande artificio e invenzione, ma che tentata, come fanno spesso simili macchine, non succedette.