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libro undecimo - cap. xiv 285

tanza, nondimeno, perseverando Cesare ostinatamente, gli mandò il numero dimandato, sotto Troilo Savello, Achille Torello e Muzio Colonna; non volendo, col recusare, fare segno di non volere perseverare nella confederazione contratta col pontefice passato, e parendogli non essere ritenuto da obligo alcuno co’ viniziani: i quali, oltre che l’esercito loro, quando l’Alviano era appresso a Cremona, aveva, poco amichevolmente, predato per il parmigiano e piacentino, non aveano mai eletti imbasciadori a prestargli secondo l’uso antico l’ubbidienza, se non da poi che i franzesi, vinti, erano ritornati di lá da’ monti. Spaventò questa deliberazione i viniziani, non tanto per l’importanza di tale sussidio quanto per timore che da questo principio il pontefice non procedesse piú oltre, riputandolo ancora per segno manifestissimo che mai piú avesse a separarsi dagli inimici; e nondimeno non variorno da’ primi consigli, anzi, disposti mostrare quanto potevano il volto alla fortuna, commessono al proveditore di mare che era a Corfú che, raccolti quanti piú legni potesse, assaltasse i luoghi marittimi della Puglia: benché poco di poi, considerando meglio quel che importasse provocare tanto il re d’Aragona, per la potenza sua e perché aveva sempre dimostrato confortare Cesare alla concordia, rivocorno come piú animosa che prudente questa deliberazione.


XIV

Indecisioni dei tedeschi; fortunata impresa di Renzo da Ceri. Propositi degli Adorni e del duca di Milano di mutare il governo in Genova passata, dopo Novara, sotto l’influenza spagnuola. Fallita impresa di tedeschi e di spagnuoli contro Padova. Fazioni di guerra nei territori di Bergamo e di Crema. Azioni di tedeschi di spagnuoli e di soldati del pontefice contro Venezia.

Soggiornava il viceré a Montagnana, non determinato ancora quello s’avesse a fare; perché erano alti i concetti de’ tedeschi, difficili le imprese, che sole rimanevano a fare, o di Padova o di Trevigi, e le forze molto inferiori alle difficoltá,