Pagina:Guicciardini, Francesco – Storia d'Italia, Vol. III, 1929 – BEIC 1846967.djvu/275


libro undecimo - cap. x 269

a Novara a scusarsi con lui se, non avendo chi gli difendesse, per fuggire gli ultimi mali convenissino co’ franzesi; il quale dimostrò di accettare benignamente la loro escusazione, anzi gli commendò che alla salute della patria comune pietosamente pensassino. In sulla quale occasione Sacramoro Visconte, deputato all’assedio del castello, rivoltatosi alla fortuna de’ franzesi, vi messe dentro vettovaglie.

Partí adunque il viceré dalla Trebbia con tutto l’esercito, nel quale erano mille dugento uomini d’arme e ottomila fanti, per ritornarsene nel reame, come disperate le cose di Lombardia, e però pensando solamente alla salvazione dell’esercito: ma il dí medesimo, mentre che camminava, ricevute tra Piacenza e Firenzuola lettere da Roma, voltate subitamente le insegne, tornò nel medesimo alloggiamento. La cagione fu che il pontefice, al quale erano state quasi ne’ dí medesimi restituite Piacenza e Parma, deliberato di tentare se per mezzo de’ svizzeri si potesse difendere il ducato di Milano, dette occultissimamente a Ieronimo Morone, imbasciadore del duca appresso a sé, quarantaduemila ducati per mandare a’ svizzeri; ma sotto nome, se pure pervenisse a notizia di altri, che ventimila fussino per conto delle pensioni, ventiduemila per quello che i tre cantoni pretendevano dovere avere dallo antecessore, il quale aveva sempre ricusato di pagargli.

Per la ritornata del viceré in sulla Trebbia e per la fama della venuta di nuovi svizzeri, i milanesi, pentitisi di essersi mossi troppo presto, davano speranza a Massimiliano Sforza di ritornare sotto il dominio suo, ogni volta che i svizzeri e l’esercito spagnuolo si unissino in sulla campagna. Le quali speranze per nutrire, il viceré, appresso al quale era Prospero Colonna, gittava il ponte in sul Po, promettendo continuamente di passare ma non lo mettendo a effetto; perché, pensando principalmente alla salute dell’esercito, deliberava procedere secondo i successi delle cose, parendogli molto pericoloso dovere avere alla fronte i franzesi, alle spalle l’esercito veneto; il quale, occupata giá la cittá di Cremona e gittato il ponte alla Cava in sul Po, gli era vicino.