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Cesare col re cattolico e con lui, e alle comunitá de’ svizzeri aveva scritto quasi dimostrando di esortargli alla difesa d’Italia; né dissimulava volere continuare con loro la confederazione fatta da Giulio, per la quale, ricevendo ogni anno ventimila ducati da lui, si erano obligati alla protezione dello stato ecclesiastico. Era anche segno del suo animo il non avere ricevuto in grazia il duca di Ferrara, ma differita con varie scuse la restituzione di Reggio insino a tanto che a Roma venisse il cardinale suo fratello; il quale, per fuggire le persecuzioni di Giulio e l’instanza del re di Francia che andasse al concilio pisano, se ne era andato ad Agria suo vescovado in Ungheria. Ma piú che di alcuna di queste cose rendeva sospetto il pontefice l’avere, benché piú occultamente gli fusse stato possibile, confortato il senato viniziano a convenire con Cesare, cosa tutta contraria all’intenzione del re; il quale aveva ancora interpetrato in mala parte che ’l papa, dimostrando di muoversi non per altro che per l’officio pontificale, gli aveva scritto uno breve esortatorio a non muovere l’armi, a inclinare a finire la guerra con onesta composizione, cosa che per se stessa il re non arebbe biasimata se, per il medesimo desiderio della pace, avesse confortato il re di Inghilterra a non molestare la Francia.

E certamente non era vano il sospetto del re, perché il pontefice desiderava sommamente che i franzesi non avessino piú sedia in Italia, o perché gli paresse piú utile per la sicurtá comune o per la grandezza della Chiesa o perché gli risedesse nell’animo la memoria delle offese ricevute dalla corona di Francia: alla quale se bene il padre e gli altri suoi maggiori fussino stati deditissimi, e n’avessino in vari accidenti riportato comoditá e onore, nondimeno era piú fresco che i suoi fratelli ed egli erano stati cacciati di Firenze per la venuta del re Carlo; e che questo presente re, favorendo il governo popolare, o gli aveva sempre dispregiati o se alcuna volta si era dimostrato inclinato a loro l’aveva fatto per usargli come instrumenti a tirare per questo sospetto i fiorentini a convenzioni utili a sé proprio, dimenticandosi di loro