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fortezza, giá cominciava a scaricare le vettovaglie e le munizioni che avea portate; ma Andrea Doria, quel che poi fu tanto felice e famoso in sul mare, entrato con pericolo grande, con una nave grossa della quale era padrone, tra la Lanterna e la nave franzese, e tagliato il cavo dato alla fortezza e i cavi delle ancore, combattendo egregiamente e nel combattere ferito nel volto, la conquistò.

Deliberato adunque il re non differire il dare cominciamento alla guerra (al qual fine, per essere parato a ogni occasione, avea prima mandato molte lancie ad alloggiare nella Borgogna e nel Dalfinato) ristrinse le cose trattate giá molti mesi co’ viniziani, ma allentate alquanto dall’una parte e dall’altra, perché e il re aveva tenuto sospeso ora la speranza della pace con Cesare ora il dimandare essi pertinacemente Cremona e la Ghiaradadda, e nel senato erano stati vari pareri. Perché molti di autoritá grande nella republica proponevano la concordia con Cesare, dimostrando essere piú utile alleggerirsi al presente da tante spese e liberarsi da’ pericoli, per potere piú prontamente abbracciare l’occasioni che si offerissino, che, essendo la republica affaticata e indebolite le sostanze de’ privati, implicarsi in nuove guerre in compagnia del re di Francia; della amicizia del quale quanto fusse fedele e sicura avevano sí fresca l’esperienza: nondimeno, parendo alla maggiore parte rare volte potere venire tale occasione di recuperare l’antico stato loro, e che la concordia con Cesare, ritenendosi Verona, non gli liberasse dalle molestie e da’ pericoli, si risolverono a fare la confederazione col re di Francia, lasciato da parte il pensiero di Cremona e della Ghiaradadda. La quale per Andrea Gritti, che giá sosteneva piú la persona di imbasciadore che di prigione, fu conchiusa nella corte del re: nella quale, presupposta la liberazione di Bartolomeo da Alviano e di Andrea Gritti, si obligorono i viniziani di aiutare, con ottocento uomini d’arme mille cinquecento cavalli leggieri e diecimila fanti, il re di Francia contro a qualunque se gli opponesse, alla recuperazione di Asti di Genova e del ducato di Milano; e il re si obligò ad aiutare loro insino a tanto ricu-