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libro undecimo - cap. viii 259

cata altra sicurezza, spontaneamente andorno a Pisa: nella quale cittá raccolti onoratamente, e dipoi condotti a Firenze, erano onestamente custoditi, di maniera che non aveano facoltá di partirsi: cosí desiderando il pontefice. Il quale, mandato il vescovo d’Orvieto, gli confortò con parole molto benigne che, per sicurtá loro e per pace della Chiesa, soprasedessino in Firenze insino a tanto si determinasse in che modo avessino a andare a Roma; e che, essendo stati privati giuridicamente e confermata la privazione nel concilio lateranense, non andassino piú in abito di cardinali, perché facendo segni d’umiliarsi, faciliterebbono a lui il ridurre, secondo che aveva in animo di fare, in porto le cose loro.

Fu la prima azione del nuovo pontificato la incoronazione sua, fatta secondo l’uso degli antecessori nella chiesa di San Giovanni Laterano, con tanta pompa, cosí dalla famiglia e corte sua come da tutti i prelati e da molti signori che vi erano concorsi e dal popolo romano, che ciascuno confessò non avere mai veduto Roma, dopo le inondazioni de’ barbari, dí piú magnifico e piú superbo che questo. Nella quale solennitá portò il gonfalone della Chiesa Alfonso da Esti; il quale, ottenuta la sospensione dalle censure, era andato a Roma, con speranza grande di comporre, per la mansuetudine del pontefice, le cose sue: portò quello della religione di Rodi Giulio de’ Medici, armato, in su uno grosso corsiere; inclinato dalla volontá sua alla professione dell’armi ma tirato da’ fati alla vita sacerdotale, nella quale avesse a essere esempio maraviglioso della varietá della fortuna. E fece questo dí piú memorabile e di maggiore ammirazione il considerare che colui che ora pigliava, con sí rara pompa e splendore, le insegne di tanta degnitá era stato nel dí medesimo, l’anno dinanzi, fatto miserabilmente prigione. Confermò questa magnificenza appresso al volgo la espettazione che si aveva di lui, promettendosi ciascuno che Roma avesse a essere felice sotto uno pontefice ornato di tanta liberalitá e di tanto splendore; perché era certo essere stati spesi da lui in questo dí centomila ducati: ma gli uomini prudenti desiderorno maggiore gravitá e