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libro decimo - cap. xii 179

parlargli, presente il consiglio, aveva significato avere comandamento dal suo re di partirsi, e confortatolo in nome suo che desistesse dal favorire contro alla Chiesa i tiranni di Bologna, e da turbare per una causa sí ingiusta una pace di tanta importanza e tanto utile alla republica cristiana: offerendo, se per la restituzione di Bologna temeva di ricevere qualche danno, di assicurarlo con tutti i modi i quali esso medesimo desiderasse; e in ultimo soggiugnendo che non poteva mancare, come era debito di ciascuno principe cristiano, alla difesa della Chiesa. Perciò Fois, giá certo non essere a proposito l’accostarsi agli inimici, perché, per la comoditá che avevano delle terre di Romagna, non si potevano se non con molta difficoltá interrompere loro le vettovaglie, né sforzargli, senza disavvantaggio grande, alla giornata, indotto anche perché ne’ luoghi dove era l’esercito suo pativa di vettovaglie, deliberò con consiglio de’ suoi capitani di andare a campo a Ravenna; sperando che gli inimici, per non diminuire tanto di riputazione, non volessino lasciare perdere in su gli occhi loro una cittá tale, e cosí avere occasione di combattere in luogo eguale: e per impedire che l’esercito inimico, presentendo questo, non si accostasse a Ravenna si pose tra Cotignuola e Granarolo, lontano sette miglia da loro; dove stette fermo quattro dí, aspettando da Ferrara dodici cannoni e dodici pezzi minori d’artiglieria. La deliberazione del quale congetturando gli inimici mandorno a Ravenna Marcantonio Colonna, il quale innanzi consentisse d’andarvi bisognò che il legato, il viceré, Fabrizio, Pietro Navarra e tutti gli altri capitani gli obligassino ciascuno la fede sua di andare con tutto l’esercito, se i franzesi vi s’accampavano, a soccorrerlo; e con Marcantonio andorno sessanta uomini d’arme della sua compagnia, Pietro da Castro con cento cavalli leggieri, e Sallazart e Parades con secento fanti spagnuoli; il resto dello esercito si fermò alle mura di Faenza, dalla porta per la quale si va a Ravenna. Ove mentre stavano feciono con gli inimici una grossa scaramuccia: e in questo tempo Fois mandò cento lancie e mille cinquecento fanti a pigliare il castello di Russi, guardato