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libro decimo - cap. viii 151

capitano de’ svizzeri a Milano, il quale dimandò lo stipendio di uno mese per tutti i fanti, offerendo di ritornarsene al paese loro; ma partito senza conclusione, per essergli offerta somma molto minore, tornò il seguente dí con dimande piú alte, e ancora che gli fussino fatte offerte maggiori che ’l dí dinanzi, nondimeno, ritornato a suoi, rimandò subito indietro uno trombetto a significare che non voleano piú la concordia: e l’altro dí dipoi, mossi contro all’espettazione di tutti verso Como, se ne tornorno alla patria; lasciando liberi i giudíci degli uomini se fussino scesi per assaltare lo stato di Milano o per passare in altro luogo, e per quale cagione non soprafatti ancora da alcuna evidente difficoltá fussino tornati indietro, o perché volendo ritornarsene non avessino accettato i danari, avendone massime dimandati. Come si sia, è manifesto che mentre si ritiravano sopravenneno due messi del pontefice e de’ viniziani, i quali si divulgò che se fussino arrivati prima non si sarebbeno i svizzeri partiti. Né si dubita, che se nel tempo medesimo che entrorono nel ducato di Milano fussino stati gli spagnuoli vicini a Bologna, che le cose de’ franzesi, non potendo resistere da tante parti, sarebbono andate senza indugio in manifesta perdizione. Il quale pericolo gustando il re per l’esperienza, che prima non l’aveva antiveduto con la ragione, commesse, innanzi sapesse la ritirata loro, a Fois che per concordargli non perdonasse a quantitá alcuna di danari; né dubitando piú, quando bene i svizzeri componessino, d’avere a essere assaltato potentemente, comandò a tutte le genti d’arme che aveva in Francia che passassino i monti, eccetto dugento lancie le quali si riservò nella Piccardia; e vi mandò, oltre a questo, nuovo supplemento di fanti guasconi, e a Fois comandò che riempiesse l’esercito di fanti italiani e tedeschi. Ricercò ancora con instanza grande i fiorentini, gli aiuti de’ quali erano di momento grande, per l’aversi a fare la guerra ne’ luoghi vicini e per l’opportunitá di turbare da’ confini loro lo stato ecclesiastico e interrompere le vettovaglie e l’altre comoditá all’esercito degli inimici, se si accostava a Bologna, che sco-