Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
libro decimo - cap. vii | 139 |
VII
Non erano, come è detto di sopra, intervenuti i cardinali a’ primi atti del concilio; perché si erano fermati al Borgo a San Donnino, o per aspettare i prelati che venivano di Francia o quegli che aveva promesso di mandare il re de’ romani, o per altre cagioni: onde essendo partiti per diverse vie, si sparse fama che i due spagnuoli, i quali aveano preso il cammino di Bologna, si riconcilierebbono col pontefice; perché continuamente trattavano collo imbasciadore del re d’Aragona che dimorava appresso al pontefice, e perché aveano dimandato e ottenuto da’ fiorentini la fede publica di potere sicuramente fermarsi in Firenze. Ma arrivati nel paese di Mugello si voltorno improvisamente verso Lucca per congiugnersi con gli altri, o perché veramente avessino avuto sempre cosí nell’animo o perché nel cardinale di Santa Croce potesse piú finalmente l’antica ambizione che il nuovo timore, o perché, avendo ricevuto in quel luogo l’avviso di essere stati privati, si disperassino di potere piú essere concordi col pontefice. Passavano nel tempo medesimo l’Apennino i tre cardinali franzesi, San Malò, Alibret e Baiosa, per la via di Pontriemoli; e con loro i prelati di Francia: dietro a’ quali partivano di Lombardia, per richiesta fatta da loro, trecento lancie franzesi sotto il governo di Odetto di Fois signore di Lautrech deputato da’ cardinali custode del concilio, o perché giudicassino pericoloso lo stare in Pisa senza presidio tale o perché il concilio, accompagnato dall’armi del re di Francia, procedesse con maggiore autoritá o veramente (come dicevano) per avere possanza di raffrenare qualunque ardisse di contraffare o di non