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libro decimo - cap. ii 109

ma non corrispondendo poi, per l’impotenza e disordini suoi, l’esecuzioni alle immaginazioni, promettendo ora di venire di giorno in giorno in persona ora di mandare gente, consumava il tempo senza mettere in atto impresa alcuna. E perciò al re di Francia pareva molto grave d’avere solo a sostenere tutto il peso: la quale ragione, conforme alla sua tenacitá, poteva spesso piú in lui che quello che gli era da molti dimostrato in contrario, che Cesare se da lui non fusse aiutato potentemente si congiugnerebbe finalmente con gli inimici suoi; dalla qual cosa, oltre al sostenere per necessitá spesa molto maggiore, gli stati suoi di Italia cadrebbeno in gravissimi pericoli.


II

Azione del pontefice contro la convocazione del concilio di Pisa; convocazione d’un concilio universale in San Giovanni in Laterano; intimazione a’ cardinali dissidenti. Politica del pontefice verso il re di Francia. Confederazione tra i fiorentini e i senesi.

Raffreddavansi in queste ambiguitá e difficoltá i tumulti delle armi temporali, ma andavano riscaldando quegli dell’armi spirituali; cosí dalla parte de’ cardinali autori del concilio come dalla parte del pontefice, intento tutto a opprimere questo male innanzi facesse maggiore progresso. Erasi, come è detto di sopra, inditto e intimato il concilio con l’autoritá del re de’ romani e del re di Francia, intervenuti alla intimazione i cardinali di Santa Croce di San Malò di Baiosa e di Cosenza, e consentendovi manifestamente il cardinale di San Severino; e successivamente, alle consulte e deliberazioni che si facevano, intervenivano i procuratori dell’uno e dell’altro re. Ma avevano i cinque cardinali, autori di questa peste, aggiunto nella intimazione, per dare maggiore autoritá, il nome di altri cardinali: de’ quali Alibret, cardinale franzese, benché malvolentieri vi consentisse, non poteva disubbidire a’ comandamenti del suo re; e degli altri, nominati da loro, il cardinale