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libro decimo - cap. i 107


Ma al desiderio e alla speranza del re non corrispondeva la disposizione del pontefice; il quale ripreso animo per la revocazione dell’esercito, rendendolo piú duro quel che pareva verisimile lo dovesse mollificare, essendo ancora a Rimini oppressato dalla podagra e in mezzo di tante angustie, proponeva, piú tosto come vincitore che vinto, per mezzo del medesimo scozzese, che per l’avvenire fusse per il ducato di Ferrara pagato il censo consueto innanzi alla diminuzione fatta per il pontefice Alessandro, che la Chiesa tenesse uno visdomino in Ferrara come prima tenevano i viniziani, e se gli cedessino Lugo e l’altre terre che Alfonso da Esti possedeva nella Romagna: le quali condizioni benché al re paressino molto gravi, nondimeno, tanto era il desiderio della pace col pontefice, fece rispondere essere contento di consentire a quasi tutte queste dimande, pure che vi intervenisse il consentimento di Cesare. Ma giá il pontefice ritornato a Roma aveva mutata sentenza; dandogli ardire, oltre a quello che si dava da se stesso, i conforti del re d’Aragona: il quale, entrato per la vittoria del re di Francia in maggiore sospezione, aveva subito intermesso tutti gli apparati potentissimi che aveva fatti per passare personalmente in Affrica, ove continuamente guerreggiava co’ mori; e revocatone Pietro Navarra con tremila fanti spagnuoli lo mandò nel reame di Napoli, assicurando, in uno tempo medesimo, le cose proprie e al pontefice dando animo di alienarsi tanto piú dalla concordia. Rispose adunque non volere la pace se insieme non si componevano con Cesare i viniziani, se Alfonso da Esti, oltre alle prime dimande, non gli restituiva le spese fatte nella guerra, e se il re non si obligava a non gli impedire la recuperazione di Bologna: la quale cittá, come ribellata dalla Chiesa, aveva giá sottoposta allo interdetto ecclesiastico e, per dare il guasto alle biade del contado loro, mandato nella Romagna Marcantonio Colonna e Ramazzotto; benché questi, affatica entrati nel bolognese, furno facilmente scacciati dal popolo. Aveva nondimeno il pontefice, vinto da’ prieghi de’ cardinali, quando ritornò a Roma, consentito alla liberazione del cardinale d’Aus,