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libro nono - cap. xviii 103

e per emendare le cose che da principio ordinate per bene si dimostravano talvolta per l’esperienza perniciose. Perciò avere i padri antichi, nel concilio di Gostanza, salutiferamente statuito che perpetuamente per l’avvenire, di dieci anni in dieci anni, si celebrasse il concilio. E che altro freno che questo avere i pontefici di non torcere della via retta? e come altrimenti potersi, in tanta fragilitá degli uomini, in tanti incitamenti che aveva la vita nostra al male, stare sicuri, se chi aveva somma licenza sapesse non avere mai a rendere conto di se medesimo? Da altra parte molti, impugnando queste ragioni e aderendo piú alla dottrina de’ teologi che de’ canonisti, asserivano l’autoritá del convocare i concili risedere solamente nella persona del pontefice, quando bene fusse macchiato di tutti i vizi, pure che non fusse sospetto di eresia; e che altrimenti interpretando, sarebbe in potestá di pochi (il che in modo niuno si doveva consentire), o per ambizione o per odii particolari palliando la intenzione corrotta con colori falsi, l’alterare ogni dí lo stato quieto della Chiesa: le medicine tutte per sua natura essere salutifere, ma non date con le proporzioni debite né a’ tempi convenienti essere piú tosto che medicine veleno; e però, condannando coloro che sentivano diversamente, chiamavano questa congregazione non concilio ma materia di divisione della unitá della sedia apostolica, principio di scisma nella Chiesa d’Iddio e diabolico conciliabolo.