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fiume profondo e grossissimo; il quale, nato ne’ monti della Magna, come è condotto al piano si torce in su la mano sinistra rasente i monti, ed entrando in Verona, come ne è uscito, discostandosi da’ monti si allarga per bella e fertile pianura. Quella parte della cittá che è situata nella costa, con alquanto piano, è da l’Adice in lá verso la Magna; il resto della terra, che è tutto in piano, è posto dallo Adice in qua verso Mantova. In sul monte, alla porta di San Giorgio, è posta la rocca di San Piero; e due balestrate distante da quella, piú alta in su la cima del poggio, è quella di San Felice: forte l’una e l’altra assai piú di sito che di muraglia. E nondimeno, perdute quelle, perché soprafanno, tanto la cittá, resterebbe Verona in grave pericolo. Queste erano guardate da’ tedeschi. Ma nell’altra parte, separata da questa parte dal fiume, è Castelvecchio di verso Peschiera, posto quasi in mezzo della cittá e che attraversa il fiume con uno ponte; e tre balestrate distante da quello, verso Vicenza, è la cittadella e tra l’una e l’altra si congiungono le mura della cittá dalla parte di fuora, che rendono figura di mezzo tondo. Ma dal lato di dentro si congiugne loro uno muro edificato in mezzo di due fossi grandissimi, e lo spazio tra l’uno muro e l’altro è chiamato il borgo di San Zeno; che insieme con la guardia della cittadella fu assegnato per alloggiamento de’ franzesi.

Dove mentre che stanno quasi quiete l’armi, Massimiliano continuamente trattava di fare tregua co’ viniziani; interponendosene molto il pontefice, per mezzo di Achille de Grassis vescovo di Pesero, suo nunzio. Per la qual cosa si convennono allo Spedaletto sopra la Scala a trattare gli oratori suoi e Giovanni Cornaro e Luigi Mocenigo, oratori de’ viniziani, ma per le dimande alte di Cesare riuscí pratica vana; con molto dispiacere del pontefice, che desiderava liberare i viniziani da tutte le molestie. E perché tra loro e sé non fusse materia da contendere, aveva operato rendessino al duca di Ferrara la terra di Comacchio la quale avevano prima abbruciata, e a sé promettessino di non molestare piú lo stato del duca di Ferrara; del quale, credendo che avesse a essere grato