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libro ottavo ‐ cap. vi 279

avea sentito avversitá pari a questa, inserire la propria orazione avuta da lui innanzi a Cesare, trasferendo solamente le parole latine in voci volgari; le quali furono in questo tenore:

— È manifesto e certo che gli antichi filosofi e gli uomini principali della gentilitá non errorono, quando quella essere vera, salda, sempiterna e immortale gloria affermorono la quale si acquista dal vincere se medesimo: questa esaltorono sopra tutti i regni trofei e trionfi. Di questo è laudato Scipione maggiore, chiaro per tante vittorie; e piú splendore gli dette che l’Africa vinta e Cartagine domata. Non partorí questa cosa medesima la immortalitá a quel macedone grande? quando Dario vinto da lui in una battaglia grandissima pregò gli dèi immortali che stabilissino il suo regno, ma se altrimenti avessino disposto non chiese altro successore che questo tanto benigno inimico tanto mansueto vincitore. Cesare dittatore, del quale tu hai il nome e la fortuna, del quale tu ritieni la liberalitá la munificenza e l’altre virtú, non meritò egli di essere descritto nel numero degli dèi per concedere per rimettere per perdonare? Il senato finalmente e il popolo romano, quello domatore del mondo, il cui imperio è in terra in te solo e in te si rappresenta la sua amplitudine e maestá, non sottopose egli piú popoli e provincie con la clemenza con la equitá e mansuetudine che con le armi o con la guerra? Le quali cose poi che sono cosí, non sará numerata trall’ultime laudi se la Maestá tua, che ha in mano la vittoria acquistata de’ viniziani, ricordatasi della fragilitá umana, saprá moderatamente usarla, e se piú inclinerá agli studi della pace che agli eventi dubbi della guerra. Perché quanta sia la incostanza delle cose umane, quanto incerti i casi, quanto dubbio mutabile fallace e pericoloso lo stato de’ mortali, non è necessario mostrare con esempli forestieri o antichi: assai e piú che abbastanza lo insegna la republica viniziana, la quale poco innanzi florida risplendente chiara e potente, in modo che ’l nome e la fama sua celebrata non stesse dentro a’ confini della Europa ma con pompa egregia corresse per l’Africa e