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dovesse abbruciare, poiché primi in Italia di opporsi alla potenza di Francia presunto avevano. Né mancava tra i principali del suo consiglio chi alla restituzione di Piero de’ Medici lo confortasse, e specialmente Filippo monsignore di Brescia, fratello del duca di Savoia, indotto da amicizie private e da promesse; in modo che, o prevalendo la persuasione di questi, benché il vescovo di San Malò consigliasse il contrario, o sperando con questo terrore fare inclinare piú i fiorentini alla sua volontá, o per avere occasione di prendere piú facilmente in sul fatto quello partito che piú gli piacesse, scrisse una lettera a Piero e gli fece scrivere da Filippo monsignore, confortandolo ad accostarsi a Firenze, perché per l’amicizia stata tra i padri loro e per il buono animo dimostratogli da lui nella consegnazione delle fortezze, era deliberato di reintegrarlo nella pristina autoritá. Le quali lettere non lo trovorono, come il re aveva creduto, in Bologna, perché Piero, mosso dalla asprezza delle parole di Giovanni Bentivogli e dubitando non essere perseguitato dal duca di Milano e forse dal re di Francia, era per sua infelicitá andato a Vinegia; dove gli furno mandate dal cardinale suo fratello, il quale era restato a Bologna.

In Firenze si dubitava molto della mente del re, ma non vedendo con quali forze o con quale speranza gli potessino resistere, avevano eletto per manco pericoloso il riceverlo nella cittá, sperando pure d’avere in qualche modo a placarlo; e nondimeno, per essere proveduti a ogni caso, avevano ordinato che molti cittadini si empiessino le case occultamente d’uomini del dominio fiorentino, e che i condottieri i quali militavano agli stipendi della republica entrassino, dissimulando la cagione, con molti de’ loro soldati in Firenze, e che ciascuno nella cittá e ne’ luoghi circostanti stesse attento per pigliare l’armi al suono della campana maggiore del publico palagio. Entrò dipoi il re con l’esercito, con grandissima pompa e apparato, fatto con sommo studio e magnificenza cosí dalla sua corte come dalla cittá; e entrò, in segno di vittoria, armato egli e il suo cavallo, con la lancia in sulla co-