Pagina:Guicciardini, Francesco – Storia d'Italia, Vol. I, 1929 – BEIC 1845433.djvu/44

38 storia d'italia

l’altro, Giovan Maria e Filippo Maria suoi figliuoli. Ma finita la linea mascolina per la morte di Filippo, benché egli avesse nel testamento suo instituito erede Alfonso re d’Aragona e di Napoli, mosso dall’amicizia grandissima la quale, per la liberazione sua, aveva contratta seco, e molto piú perché il ducato di Milano, difeso da principe sí potente, non fusse occupato da’ viniziani, i quali giá manifestamente v’aspiravano, nondimanco Francesco Sforza, capitano in quella etá valorosissimo né minore nell’arte della pace che della guerra, aiutato da molte occasioni che allora concorsono, e non meno dall’avere stimato piú il regnare che l’osservanza della fede, occupò con l’armi quel ducato come appartenente a Bianca Maria sua moglie, figliuola naturale di Filippo; ed è fama che e’ potette ottenerne poi, con non molta quantitá di danari, l’investitura da Federigo imperatore, ma che, confidando di potere con le medesime arti conservarlo con le quali l’aveva guadagnato, la dispregiò. Cosí senza investitura continuò Galeazzo suo figliuolo, e continuava Giovan Galeazzo suo nipote: onde Lodovico, in uno medesimo tempo scelerato contro al nipote vivo e ingiurioso contro alla memoria del padre e del fratello morti, affermando non essere stato alcuno di essi legittimo duca di Milano, se ne fece come di stato devoluto allo imperio investire da Massimiliano, intitolandosi per questa ragione non settimo ma quarto duca di Milano. Benché queste cose alla notizia di pochi, mentre visse il nipote, trapassorono. Soleva oltre a questo dire, seguitando l’esempio di Ciro fratello minore di Artoserse re di Persia, e confermandolo con l’autoritá di molti giurisconsulti, che precedeva Galeazzo suo fratello, non per l’etá ma per essere stato il primo figliuolo che fusse nato al padre comune poi che era diventato duca di Milano: la quale ragione insieme con la prima, benché taciuto l’esempio di Ciro, fu espressa ne’ privilegi imperiali; a’ quali, per velare, benché con colore ridicolo, la cupiditá di Lodovico, fu in lettere separate aggiunto non essere consuetudine del sacro imperio concedere alcuno stato a chi l’avesse prima con l’autoritá di altri tenuto, e