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Nel principio di questo anno il Valentino ottenne senza resistenza la cittá di Furlí; perché quella madonna, mandati i figliuoli e la roba piú preziosa a Firenze, abbandonate l’altre cose le quali era impotente a sostenere, si ridusse solamente a difendere la cittadella e la rocca di Furlí, provedute copiosamente d’uomini e d’artiglierie. Ma essendo tra tanti difensori ripieni d’animo femminile ella sola di animo virile, furono presto, per la viltá de’ capitani che v’erano dentro, espugnate dal Valentino. Il quale, considerando piú in lei il valore che il sesso, la mandò prigione a Roma, dove fu custodita in Castel Santo Angelo: benché passato di poco uno anno, per intercessione di Ivo di Allegri, ottenne la liberazione1.

Ottenuto che ebbe il Valentino Imola e Furlí, procedeva all’espedizione dell’altre terre; ma l’interroppono nuovi acci-

  1. [Il passo da «Ma essendo» fino a «ottenne la liberazione» fu racchiuso fra linee dall’autore nel cod. V (Gherardi) e venne trascurato dall’amanuense del cod. VI (Laur. Med. Pal. 166), mentre in quest’ultimo codice trovasi il brano comune a tutte le edizioni precedenti quella del Gherardi (brano che riportiamo piú sotto), ma su una carta di minor formato che supplisce uno spazio bianco. Il Gherardi ritiene che l’autore abbia avuto intenzione di ampliare il passo di V, ma che il brano di VI provenga da mano che piú s’accosta alla data dell’edizione (1561) che non a quella della composizione, e che, quindi, non si debba accettare; e le ragioni che egli porta ci sembrano convincenti. Si noti ancora che nel Magliabechiano, riproduzione del Mediceo prima che questo fosse ritoccato per la stampa, il brano che figura nella carta di minor formato che è nel Mediceo manca, mentre in esso pure abbiamo uno spazio bianco. Come il Gherardi, all’autore anche noi non possiamo attribuire che il passo del cod. V (cfr. Nota). Ecco, del resto, il brano delle edizioni precedenti:]
     «Ella entrata nella cittadella, ed essendo d’animo virile e feroce proccurava, con molta sua gloria, la difesa di quella. Ma avendo il Valentino, tentato che ebbe invano di disporla ad arrendersi, cominciato a battere con numero grande d’artiglierie la muraglia della cittadella, e gittato in terra gran parte di quella, la quale tiratosi drieto il terreno del terrapieno, e avendo in gran parte ripiena la profonditá del fosso, faceva facile la salita agli inimici. Onde i difensori persi d’animo, abbandonatala, cercarono di ritirarsi nella rocca; dove, fatta prima ogni forza di fermargli alla difesa, si ritirò la madonna, e fatto per il timore tumulto e confusione nell’entrare, sopragiunti da’ soldati del Valentino furono tagliali quasi tutti a pezzi; ed entrati alla mescolata con loro col medesimo impeto nella rocca, la presono, e ammazzarono tutti i difensori, eccetto alcuni pochi de’ primi, che colla madonna s’erono ritirati in una torre, i quali insieme con lei restarono prigioni. E il Valentino, considerando in lei piú il valore che il sesso, la mandò prigione a Roma, dove fu custodita in Castel Sant’Agnolo: benché non molto poi, per intercessione d’Ivo d’Allegri, ottenne la liberazione.»