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per queste cagioni avesse dato il salvo condotto al duca di Urbino e a Giuliano de’ Medici. Sopra le quali cose esaminato non confessò particolare alcuno che l’aggravasse; e nondimeno non fu esaminato piú lungamente, perché per timore che il re di Francia, giá venuto a Milano, non dimandasse la sua liberazione, fu accelerato il supplizio. Né alcuni de’ suoi ministri, che dopo la morte sua furono con maggiore comoditá esaminati, confessorono altro che essere in lui molto mala sodisfazione de’ fiorentini, per il favore dato in concorrenza sua al conte Renuccio, per la difficoltá di spedire le provisioni che dimandava e qualche volta le cose sue particolari, e per quello che volgarmente si parlava in Firenze in carico suo. Donde, benché in alcuni restasse opinione che e’ non fusse proceduto sinceramente, come se aspirasse a farsi signore di Pisa e a occupare qualche altra parte del dominio fiorentino, nel quale nutriva molte intelligenze e amicizie, nondimeno nella maggiore parte è stata opinione contraria, persuadendosi che egli desiderasse sommamente la espugnazione di Pisa, per l’interesse della gloria, primo capitale de’ capitani di guerra, che ottenendo quella impresa gli perveniva grandissima.


XI

Omaggi di príncipi italiani al re di Francia in Milano. Patti conclusi non senza difficoltá tra il re di Francia e i fiorentini.

Ma al re venuto a Milano erano concorsi, parte in persona parte per imbasciadori, dal re Federigo in fuori, tutti i potentati d’Italia; chi per congratularsi solamente della vittoria, chi per giustificare le imputazioni avute di essere stato piú inclinato a Lodovico Sforza che a lui, chi per stabilire seco in futuro le cose sue; i quali tutti raccolse benignamente, e con tutti fece composizioni ma diverse secondo la diversitá delle condizioni e secondo quello che poteva disegnare di profittarsene. Accettò in protezione il marchese di Mantova, al