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326 | storia d'italia |
amendue queste republiche e per la speranza che, componendosi questa controversia in Italia, i viniziani avessino a deporre i pensieri di offenderlo. Per il quale rispetto e al re di Francia dispiaceva la pratica di Ferrara e il pontefice, per trarre profitto degli affanni d’altri, cercava indirettamente di perturbarla; perché essendo appresso al re in tutte le cose d’Italia in grandissima autoritá, sperava in qualche modo, se il diposito nel re andava innanzi, avervi partecipazione.
VI
Ma a Vinegia, in questo tempo medesimo, si consultava se, rimovendosi il re dalla dimanda del diposito alla quale aveano deliberato non consentire, dovessino collegarsi seco a offesa del duca di Milano, come egli con grandissima instanza ricercava, offerendo di consentire che, in premio della vittoria, conseguissino la cittá di Cremona e tutta la Ghiaradadda: la quale cosa benché da tutti fusse sommamente desiderata, nondimeno a molti pareva deliberazione di tanto momento, e tanto pericolosa allo stato loro la potenza del re di Francia in Italia, che nel consiglio de’ pregati, che appresso a loro ottiene il luogo del senato, se ne facevano varie disputazioni. Nel quale essendo uno giorno convocati per farne l’ultima determinazione [Antonio Grimanno], uomo di grande autoritá, parlò in questa sentenza:
— Quando io considero, prestantissimi senatori, la grandezza de’ benefizi fatti a Lodovico Sforza dalla nostra republica, la quale in questi anni prossimi gli ha conservato tante volte lo stato, e per contrario quanta sia la ingratitudine usata da lui, e le ingiurie gravissime che ci ha fatte per costrignerci ad abbandonare la difesa di Pisa, alla quale prima ci aveva