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libro terzo — cap. xi 275

sinsi i prigioni fatti nella giornata di Soriano, eccetto il duca d’Urbino; della liberazione del quale, benché s’affaticassino gli oratori de’ collegati, il pontefice non fece instanza, perché sapeva gli Orsini non avere facoltá di provedere a’ danari, i quali si trattava pagassino, se non mediante la taglia di quel duca; la quale fu poco poi concordata in quarantamila ducati, e aggiuntovi che non prima fusse liberato che Pagolo Vitelli, il quale quando si arrendé Atella era restato prigione del marchese di Mantova, conseguisse senza pagare alcuna cosa la sua liberazione.

Espedito il pontefice poco onorevolmente della guerra degli Orsini, dati danari alle genti che conduceva Consalvo, e unite seco le sue, lo mandò all’impresa d’Ostia che si teneva ancora in nome del cardinale di San Piero in Vincola, dove appena furono piantate l’artiglierie che il castellano si arrendé a Consalvo a discrezione. Avuta Ostia, Consalvo quasi trionfante entrò in Roma, con cento uomini d’arme dugento cavalli leggieri e mille cinquecento fanti, tutti soldati spagnuoli, menandosi innanzi il castellano come prigione, il quale poco poi liberò; e incontrato da molti prelati, dalla famiglia del pontefice e di tutti i cardinali, concorrendo tutto il popolo e tutta la corte, cupidissimi di vedere un capitano il nome del quale risonava giá chiarissimamente per tutta Italia, fu condotto al papa residente in concistorio; il quale, ricevutolo con grandissimo onore, gli donò la rosa, solita a donarsi ogni anno da’ pontefici, in testimonianza del suo valore. Ritornò poi a unirsi col re Federigo: il quale, assaltato lo stato del prefetto di Roma, aveva preso tutte le terre che, tolte nell’acquisto del regno al marchese di Pescara, gli erano state donate dal re di Francia; e presa Sora e Arci, ma non le rocche, era a campo a Rocca Guglielma, avendo per accordo conseguito lo stato del conte d’Uliveto, giá, innanzi vendesse quello ducato al prefetto, duca di Sora. E nondimeno in queste prosperitá non mancavano a Federigo molte molestie; non solo dagli amici, perché Consalvo teneva in nome de’ suoi re una parte della Calavria, ma eziandio dagli inimici riconciliati. Perché